Corso di scrittura creativa: narratore e stile

Fonte: Corso di scrittura creativa
Autore: Alessandro Manitto
Categoria: Scrittura
Argomento: Impostazione

Narratore

  1. Narratore onnisciente: è il demiurgo che può entrare nelle menti di tutti, esterno. Come nel racconto orale, la sua personalità non è estranea alla storia, può fare commenti diretti. Può essere considerato un personaggio, infatti può avere un carattere diverso da quello dell’autore, ad esempio può essere estroverso o meno, ma comunque resta extradiegetico (al di fuori della narrazione). Oggi non è molto usato perché questo narratore crea un filtro tra il lettore e la storia (es: I promessi sposi). Solitamente questo narratore usa il passato remoto. La difficoltà maggiore che porta questo narratore è che spesso rende la narrazione fredda e distanziante, per cui solitamente si adotta il secondo tipo
  2. Punto di vista singolo: può essere quello di un personaggio che ha vissuto l’esperienza e la racconta, o mentre la sta vivendo. Il vantaggio di vedere attraverso gli occhi di un personaggio è che tutto è più coinvolgente, ma si perdono le situazioni favorevoli di sapere altri fatti che succedono ad altri personaggi. Una nota rispetto alle cose coinvolgenti/a effetto: occorre dosarle. Usare più cose a effetto per colpire di più non funziona: è l’armonia a colpire
  3. Interno singolo in terza persona: è un narratore in terza persona, ma si basa fortemente sul punto di vista di un personaggio. Non ha commenti extradiegetici, i commenti emotivi che vengono fatti invece potrebbero essere quelli del personaggio. Questo narratore coinvolge il lettore in maniera indiretta, senza avere lo svantaggio del “distacco” creato spesso dalla prima persona
  4. Punto di vista a rotazione: elimina i difetti del punto di vista singolo (che è limitato a ciò che conosce) mantenendo i pregi (coinvolgimento del lettore). Ciò si ottiene spostando il narratore interno singolo a personaggi diversi. Lo svantaggio è il rischio di frammentare troppo la storia, e i rimedi che si possono attuare sono:
    • Non esagerare col numero di personaggi punto di vista. Di solito se ne sceglie un numero ristretto, ad esempio i protagonisti
    • Delimita il passaggio di un punto di vista in modo chiaro. Ad esempio la fine di un capitolo è un punto naturale per cambiare il punto di vista, mentre se si ha bisogno di cambiare punto di vista all’interno dello stesso capitolo meglio utilizzare uno spazio tipografico bianco
  5. Voci narranti meno usate: seconda persona (“Apri la finestra ed esci in strada”), narrativa epistolare (fingere che dei personaggi si stiano scrivendo lettere). “Requiem per un sogno”, di Selby, le usa tutte e bene.

Si veda ad esempio Huckleberry Finn di Mark Twain, la “versione per adulti” di Tom Sawyer che dà ottimi esempi di stile e coinvolgimento. Qualche esempio dall’inizio del libro:

  • “Voi non sapete niente di me a meno di aver letto Tom Sawyer, scritto da Mark Twain che per lo più ha detto la verità”: il personaggio finge di esistere
  • Essendo un ragazzo, usa frasi brevi, ripetizioni, locuzioni prese in prestito dal linguaggio parlato (“Bene.”), gergo (“me la svignai”), metodi di scongiuro, e farcisce la narrazione di suoi pareri (“nessuno dice sempre la verità, a meno di…”)
  • Questo non vuol dire che non ci siano artifici narrativi. Si veda la frase “discretamente magra”. Fermandosi a pensarci, non è il linguaggio di un ragazzino, eppure non stona perché l’autore riesce a mantenere l’armonia e creare un effetto umoristico
  • “Non ci vidi vantaggi, quindi decisi di non farlo, ma mi guardai dal dirlo”: attraverso la narrazione si capisce che il personaggio ha un’intelligenza “di strada”, il modo in cui racconta svela la sua psicologia, in questo caso il personaggio è stato picchiato dal padre quindi sta attento a ciò che dice
  • La narrazione non è didascalica e dice solo l’essenziale. Inoltre conferisce a ciò che succede le sfumature dell’umore del personaggio
  • “Sentii miao miao – Bene, feci miao miao anch’io”: nella narrazione non vengono spiegate le cose che il personaggio dà per scontate, qui il personaggio sa già perché sente un miagolio e cosa ci si aspetta che faccia, ma non lo spiega/svela al lettore: “scesi dove naturalmente ad aspettarmi c’era Tom Sawyer”
  • Poi riassume ciò che gli è successo poco, visto che raccontarlo sarebbe poco interessante. Oggi i romanzi spesso perdono la funzione di commento e riassunto in modo da essere buoni per il cinema o perché influenzati dal cinema che non li usa, ma si perde uno strumento che in letteratura può tornare comodo
  • “Mi iniziò a prudere la schiena. Mi sembrò che se non mi fossi grattato sarei morto. Da allora, lo notai parecchie volte”: da un racconto diretto di ciò che sta succedendo si passa a una riflessione che allunga la suspense, ben impostata se so di aver già agganciato il lettore
  • Si pensa che la naturale evoluzione degli avvenimenti sia o che Huck si gratti o che Jim se ne vada – e invece Jim si addormenta, e questo porta avanti la storia
  • Nota: che non salti in mente al lettore di interrompere la lettura tra un capitolo e l’altro!

Stile

L’originalità si ottiene con l’individualità, non con la diversità a tutti i costi (sono originale perché nessuno ha mai fatto prima questa cosa).

  • Il nostro stile non deve essere costruito artificiosamente/autoreferenziale, ma è già influenzato dalle letture che abbiamo fatto e da come abbiamo imparato a scrivere
  • Rispetto a come ci hanno insegnato a scrivere: viene insegnato un metodo standard senza spiegare come si decide cosa scrivere, sperando nella “scrittura che sgorga”. Senza contare che sarebbe bene ignorare alcune regole scolastiche, ad esempio quella di evitare le ripetizioni. Se quella è la parola più precisa per descrivere qualcosa, meglio usarla anche se ripetuta piuttosto che cercarne una diversa solo per evitare una ripetizione e produrre così uno scritto ingessato. I sinonimi non sono quasi mai sinonimi esatti, senza tener conto poi del suono della parola che può non armonizzarsi col resto
  • Ama la lingua, cura il percorso delle parole e quindi non infrangere il registro linguistico (“gatto” o “micio” sono diversi – la differenza qui è eclatante, ma attenzione a quelle più sottili). Il lettore si accorge, quantomeno con una sensazione negativa, se il registro linguistico viene infranto
  • Guarda pure lo stile di altri autori per ispirarti – quando si è alle prime armi è il modo migliore. Ad esempio, se non si sa come portare avanti una descrizione si può guardare come l’ha fatta un autore che ci piace. Chi si ispira a un solo autore copia, chi si ispira a più autori sviluppa uno stile suo. Cerca cosa esattamente ti piace negli autori che stimi, e fallo tuo. Prendi solo le cose che ti piacciono di ogni autore, e il resto da altri autori. L’autoconsapevolezza verrà man mano
  • Apprezza l’importanza della parola: per renderti conto di quanta forza porti con sé una parola, pensa a un suo sinonimo e sviscerala poi nelle sfumature proprie di quell’esatto termine per cogliere le differenze col sinonimo. Oppure leggi il lemma su un dizionario etimologico per cogliere la storia della parola (o vedi ad esempio “Manuale di retorica” di Bice Mortara Garavelli). E non applicare queste regole nella scrittura, ma scoprile negli altri autori e al massimo nella riscrittura del proprio romanzo. Lo stile non deve danneggiare la propria spontaneità
  • Sii “elegante”, in senso matematico: essenziale nel raggiungere un obiettivo complesso, ogni parola deve essere indispensabile. La prolissità è un difetto che può dipendere dalla paura di non essere capiti, insicurezza che porta ad aggiungere parole e dettagli inutili (difetto comune degli esordienti)
  • Leggete ad alta voce i vostri scritti per sentire suono e ritmo e capire se le frasi sono troppo lunghe/corte