Warning: Undefined array key "ssba_bar_buttons" in /home/mhd-01/www.robertogeroli.it/htdocs/blog/wp-content/plugins/simple-share-buttons-adder/php/class-buttons.php on line 598
Warning: Undefined array key "ssba_bar_buttons" in /home/mhd-01/www.robertogeroli.it/htdocs/blog/wp-content/plugins/simple-share-buttons-adder/php/class-buttons.php on line 598
Warning: Undefined array key "ssba_bar_buttons" in /home/mhd-01/www.robertogeroli.it/htdocs/blog/wp-content/plugins/simple-share-buttons-adder/php/class-buttons.php on line 598
Warning: Undefined array key "ssba_bar_buttons" in /home/mhd-01/www.robertogeroli.it/htdocs/blog/wp-content/plugins/simple-share-buttons-adder/php/class-buttons.php on line 598
Warning: Undefined array key "ssba_bar_buttons" in /home/mhd-01/www.robertogeroli.it/htdocs/blog/wp-content/plugins/simple-share-buttons-adder/php/class-buttons.php on line 598
Fonte: Corso di scrittura creativa
Autore: Alessandro Manitto
Categoria: Scrittura
Argomento: Personaggi
Personaggi
Negli ultimi anni i romanzi incentrati sulla trama con un concatenarsi di causa-effetto hanno molto successo, ma anche la tecnica alternativa di utilizzare le interazioni tra personaggi può essere aggiunta alla prima. Si può costruire prima la trama e poi i personaggi, o prima i personaggi e poi la trama, ma questa tecnica funziona solo se l’autore conosce molto bene i personaggi.
Per descrivere i personaggi si possono usare i seguenti punti di vista (crea una scheda per ogni personaggio inserendo tutti i documenti utili su di lui, come un investigatore privato):
1. Preso singolarmente:
- Nome: daglielo subito, anche se poi lo cambi, per individualizzare. Se il personaggio è ben caratterizzato, nessun nome è banale. Se non vuoi confondere il lettore evita i nomi simili, ed evita che la prima lettera di personaggi importanti sia uguale perché la mente del lettore la usa per identificare il personaggio. Se non riesci più a cambiare il nome, hai trovato quello giusto
- Cognome: evita quelli troppo didascalici riguardo al carattere. Buona tecnica per cognomi esotici: cerca il nome di un piccolo paese nello stato in cui abita il personaggio e modificalo leggermente
- Crea della documentazione, ma non inserirla a forza nel libro: alcune cose serviranno solo a te per renderlo più vivo
- Descrizione fisica: non è necessaria. Alcuni autori non danno le caratteristiche fisiche per aiutare l’immedesimazione del lettore. Se una caratteristica fisica non serve alla narrazione, poi, puoi ometterla. Le descrizioni minuziose sono grottesche
- Area sociale: da applicare anche nel linguaggio. Si usano registri diversi in ambienti diversi (es: professionale rispetto a uno informale rispetto a quello che si usa in famiglia) o all’interno di gruppi diversi (con gli amici, col partner…)
- Psicologia: almeno abbozzata, che tipo è, difetti e virtù. Oppure si può rispondere a un test psicologico immedesimandosi nel personaggio per vedere la sua personalità, ad esempio http://www.16personalities.com/
- Background, per dargli profondità ed evitare l’effetto “sagoma di cartone”. Crea alcuni momenti chiave della sua vita, anche se non verranno utilizzati nel romanzo. Scrivi la descrizione dettagliata di questi momenti che ha vissuto e che l’hanno influenzato, perché dice molto di quel personaggio (v. l’aneddoto del bagno e i poliziotti nelle Iene): uno per l’infanzia, uno per l’adolescenza, uno per l’età adulta
2. Gerarchia del personaggio:
- Le comparse non hanno bisogno di una scheda dettagliata, vengono trattate come l’ambientazione
- I personaggi secondari hanno una funzione ben definita nella storia o servono ad approfondire i personaggi principali. Solitamente sono monodimensionali, hanno un solo aspetto in genere molto caricato in modo da colpire l’attenzione (poiché il personaggio compare poco, deve colpire). Spesso servono a rendere più evidenti le caratteristiche dei personaggi principali, o per contrasto o per declinazione diversa rispetto a loro
- I personaggi principali: il protagonista, l’antagonista, il coprotagonista e il coantagonista
3. Interazioni:
- Tra protagonista e antagonista: è la tematica del romanzo. L’antagonista spesso viene creato di riflesso, perché colpisce il protagonista nel suo punto debole (es: il nemico di Renzo dei Promessi sposi è un nobile). Spesso gli antagonisti sono correlati ai protagonisti per molti aspetti tranne quello etico (es: negli X-Men Xavier e Magneto). In ogni caso, l’antagonista spesso è la metafora di un “lato oscuro” del protagonista. Per studiare la correlazione tra protagonista e antagonista si può immaginare un romanzo con un protagonista cattivo, o con un protagonista buono e un antagonista molto buono, perfetto
Una volta creata la scheda del personaggio con queste informazioni, quando si sente che il personaggio è fertile, quando si sente che può prendere decisioni, allora è pronto.
A volte le interrelazioni tra personaggi vengono rappresentate in uno schema: nei romanzi complessi per non perderle di vista, in quelli semplici per non rischiare di avere interrelazioni banali e evidenziare interrelazioni che potrebbero essere interessanti. Spesso le relazioni sono organizzate in triadi (Otello-Iago-Desdemona. Otello si fida di Iago, Iago odia Otello. Otello è geloso di Desdemona, Desdemona ama Otello. E nello schema viene rappresentata in maniera più sottile la relazione di Iago che è indifferente a Desdemona, e Desdemona che non si fida di Iago), e ogni triade è una linea di trama. Concentrarsi non solo sulla trama ma anche sulle interrelazioni può migliorare la tecnica di uno scrittore.
Scorciatoia per creare personaggi: “a due a due”, attraverso contrasti. Esempi di coppie utili:
- Il risolutore e il dissolutore (tipico protagonista e antagonista)
- Il mentore e il traditore (il primo è il saggio consigliere, consiglia bene il protagonista)
- L’entusiasta e lo scettico (il primo incita il protagonista, il secondo lo frena)
- L’emotivo e il razionale
Dialoghi
Vanno usati come strumento narrativo e sono composti da:
- Cosa viene detto
- Come viene detto (non solo la forma ma anche quali idee ha il personaggio)
- I pensieri
Il dialogo spesso mostra la differenza tra chi scrive per piacere e il vero autore: il dilettante spesso non sa come gestire i dialoghi quindi ne scrive pochi, e descrive tutto. Attenzione però a non fare l’errore opposto: far andare avanti la trama per racconto anziché per eventi, altrimenti i personaggi diventano un secondo narratore. Il professionista invece sa come impostare il dialogo utilizzando tecniche drammaturgiche:
- Stile: può essere diverso da quello della narrazione, a seconda di quale personaggio sta parlando. Oltre allo stile della voce narrante quindi va determinato lo stile dei personaggi
- Verosimiglianza: il dialogo deve essere verosimile, nel contesto di ciò che sta accadendo nel romanzo
- Si muove tra due poli: la registrazione totale di ciò che viene detto, e il completo artificio narrativo. Nel primo caso, se si ascoltano dialoghi reali, il linguaggio è solitamente molto informale, poco corretto, e a volte impossibile da usare in un romanzo per una serie di sottintesi che le persone sanno e non devono spiegare, senza contare i gesti, le pause ecc. Come esercizio, trascrivi le frasi altrui per vedere come costruiscono i loro dialoghi: tipicamente le frasi sono brevi, c’è un passaggio veloce di argomenti. Sottolinea certi elementi anche scombinando la frase. Puoi usare queste registrazioni per “sgrammaticare” il dialogo dei personaggi: ci saranno cose che dicono nel loro modo personale e caratteristico. Se invece ci si sposta al polo del completo artificio narrativo si otterrà l’effetto del “parla come un libro stampato”. In genere il dialogo nei romanzi è più vicino a un artificio letterario che alla registrazione totale di ciò che viene detto. Si dice che si usa una “strategia estrusiva”: la registrazione totale viene forzata attraverso l’artificio letterario in modo che non si noti il procedimento narrativo
Come scrivere quindi dialoghi efficaci? Il personaggio deve denotare il pensiero sotto il dialogo, e il dialogo deve essere solo la punta dell’iceberg. Buoni accorgimenti per un dialogo sono:
- Essenzialità
- Deve essere presupposto un obiettivo, cosciente o incosciente, per dare vita al dialogo. I dialoganti partono dalle loro idee iniziali e arrivano all’obiettivo, dove si incontrano e il dialogo finisce
- Avere una organizzazione strutturale (che può essere anche un misto di vari tipi). Le principali (raramente incontrate allo stato puro, ma conoscere i tipi principali aiuta a capire le stratificazioni dei dialoghi) sono:
- Polemica (evidente o sottile): la relazione iniziale è di eguaglianza e un personaggio vuole guadagnare una posizione. Si usa spesso per vivacizzare il dialogo, essendo una parte di storia priva di azione
- Didattica: un personaggio conduce, gli altri gli riconoscono la gerarchia e fanno domande/riassumono. Si usa per fornire informazioni al lettore
- Dialettica: collaborazione dei personaggi per stabilire la verità, simile alla struttura polemica ma in cui i personaggi sono d’accordo (gli interlocutori accettano di essere competenti su alcuni argomenti e non competenti su altri). Si usa per esprimere aspetti profondi della personalità dei personaggi
[Segue narratore e stile]