Corso di scrittura creativa: personaggi e dialoghi


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Fonte: Corso di scrittura creativa
Autore: Alessandro Manitto
Categoria: Scrittura
Argomento: Personaggi

Personaggi

Negli ultimi anni i romanzi incentrati sulla trama con un concatenarsi di causa-effetto hanno molto successo, ma anche la tecnica alternativa di utilizzare le interazioni tra personaggi può essere aggiunta alla prima. Si può costruire prima la trama e poi i personaggi, o prima i personaggi e poi la trama, ma questa tecnica funziona solo se l’autore conosce molto bene i personaggi.

Per descrivere i personaggi si possono usare i seguenti punti di vista (crea una scheda per ogni personaggio inserendo tutti i documenti utili su di lui, come un investigatore privato):

1. Preso singolarmente:

  • Nome: daglielo subito, anche se poi lo cambi, per individualizzare. Se il personaggio è ben caratterizzato, nessun nome è banale. Se non vuoi confondere il lettore evita i nomi simili, ed evita che la prima lettera di personaggi importanti sia uguale perché la mente del lettore la usa per identificare il personaggio. Se non riesci più a cambiare il nome, hai trovato quello giusto
  • Cognome: evita quelli troppo didascalici riguardo al carattere. Buona tecnica per cognomi esotici: cerca il nome di un piccolo paese nello stato in cui abita il personaggio e modificalo leggermente
  • Crea della documentazione, ma non inserirla a forza nel libro: alcune cose serviranno solo a te per renderlo più vivo
  • Descrizione fisica: non è necessaria. Alcuni autori non danno le caratteristiche fisiche per aiutare l’immedesimazione del lettore. Se una caratteristica fisica non serve alla narrazione, poi, puoi ometterla. Le descrizioni minuziose sono grottesche
  • Area sociale: da applicare anche nel linguaggio. Si usano registri diversi in ambienti diversi (es: professionale rispetto a uno informale rispetto a quello che si usa in famiglia) o all’interno di gruppi diversi (con gli amici, col partner…)
  • Psicologia: almeno abbozzata, che tipo è, difetti e virtù. Oppure si può rispondere a un test psicologico immedesimandosi nel personaggio per vedere la sua personalità, ad esempio http://www.16personalities.com/
  • Background, per dargli profondità ed evitare l’effetto “sagoma di cartone”. Crea alcuni momenti chiave della sua vita, anche se non verranno utilizzati nel romanzo. Scrivi la descrizione dettagliata di questi momenti che ha vissuto e che l’hanno influenzato, perché dice molto di quel personaggio (v. l’aneddoto del bagno e i poliziotti nelle Iene): uno per l’infanzia, uno per l’adolescenza, uno per l’età adulta

2. Gerarchia del personaggio:

  • Le comparse non hanno bisogno di una scheda dettagliata, vengono trattate come l’ambientazione
  • I personaggi secondari hanno una funzione ben definita nella storia o servono ad approfondire i personaggi principali. Solitamente sono monodimensionali, hanno un solo aspetto in genere molto caricato in modo da colpire l’attenzione (poiché il personaggio compare poco, deve colpire). Spesso servono a rendere più evidenti le caratteristiche dei personaggi principali, o per contrasto o per declinazione diversa rispetto a loro
  • I personaggi principali: il protagonista, l’antagonista, il coprotagonista e il coantagonista

3. Interazioni:

  • Tra protagonista e antagonista: è la tematica del romanzo. L’antagonista spesso viene creato di riflesso, perché colpisce il protagonista nel suo punto debole (es: il nemico di Renzo dei Promessi sposi è un nobile). Spesso gli antagonisti sono correlati ai protagonisti per molti aspetti tranne quello etico (es: negli X-Men Xavier e Magneto). In ogni caso, l’antagonista spesso è la metafora di un “lato oscuro” del protagonista. Per studiare la correlazione tra protagonista e antagonista si può immaginare un romanzo con un protagonista cattivo, o con un protagonista buono e un antagonista molto buono, perfetto

Una volta creata la scheda del personaggio con queste informazioni, quando si sente che il personaggio è fertile, quando si sente che può prendere decisioni, allora è pronto.

A volte le interrelazioni tra personaggi vengono rappresentate in uno schema: nei romanzi complessi per non perderle di vista, in quelli semplici per non rischiare di avere interrelazioni banali e evidenziare interrelazioni che potrebbero essere interessanti. Spesso le relazioni sono organizzate in triadi (Otello-Iago-Desdemona. Otello si fida di Iago, Iago odia Otello. Otello è geloso di Desdemona, Desdemona ama Otello. E nello schema viene rappresentata in maniera più sottile la relazione di Iago che è indifferente a Desdemona, e Desdemona che non si fida di Iago), e ogni triade è una linea di trama. Concentrarsi non solo sulla trama ma anche sulle interrelazioni può migliorare la tecnica di uno scrittore.

Scorciatoia per creare personaggi: “a due a due”, attraverso contrasti. Esempi di coppie utili:

  • Il risolutore e il dissolutore (tipico protagonista e antagonista)
  • Il mentore e il traditore (il primo è il saggio consigliere, consiglia bene il protagonista)
  • L’entusiasta e lo scettico (il primo incita il protagonista, il secondo lo frena)
  • L’emotivo e il razionale

 

Dialoghi

Vanno usati come strumento narrativo e sono composti da:

  • Cosa viene detto
  • Come viene detto (non solo la forma ma anche quali idee ha il personaggio)
  • I pensieri

Il dialogo spesso mostra la differenza tra chi scrive per piacere e il vero autore: il dilettante spesso non sa come gestire i dialoghi quindi ne scrive pochi, e descrive tutto. Attenzione però a non fare l’errore opposto: far andare avanti la trama per racconto anziché per eventi, altrimenti i personaggi diventano un secondo narratore. Il professionista invece sa come impostare il dialogo utilizzando tecniche drammaturgiche:

  • Stile: può essere diverso da quello della narrazione, a seconda di quale personaggio sta parlando. Oltre allo stile della voce narrante quindi va determinato lo stile dei personaggi
  • Verosimiglianza: il dialogo deve essere verosimile, nel contesto di ciò che sta accadendo nel romanzo
  • Si muove tra due poli: la registrazione totale di ciò che viene detto, e il completo artificio narrativo. Nel primo caso, se si ascoltano dialoghi reali, il linguaggio è solitamente molto informale, poco corretto, e a volte impossibile da usare in un romanzo per una serie di sottintesi che le persone sanno e non devono spiegare, senza contare i gesti, le pause ecc. Come esercizio, trascrivi le frasi altrui per vedere come costruiscono i loro dialoghi: tipicamente le frasi sono brevi, c’è un passaggio veloce di argomenti. Sottolinea certi elementi anche scombinando la frase. Puoi usare queste registrazioni per “sgrammaticare” il dialogo dei personaggi: ci saranno cose che dicono nel loro modo personale e caratteristico. Se invece ci si sposta al polo del completo artificio narrativo si otterrà l’effetto del “parla come un libro stampato”. In genere il dialogo nei romanzi è più vicino a un artificio letterario che alla registrazione totale di ciò che viene detto. Si dice che si usa una “strategia estrusiva”: la registrazione totale viene forzata attraverso l’artificio letterario in modo che non si noti il procedimento narrativo

Come scrivere quindi dialoghi efficaci? Il personaggio deve denotare il pensiero sotto il dialogo, e il dialogo deve essere solo la punta dell’iceberg. Buoni accorgimenti per un dialogo sono:

  • Essenzialità
  • Deve essere presupposto un obiettivo, cosciente o incosciente, per dare vita al dialogo. I dialoganti partono dalle loro idee iniziali e arrivano all’obiettivo, dove si incontrano e il dialogo finisce
  • Avere una organizzazione strutturale (che può essere anche un misto di vari tipi). Le principali (raramente incontrate allo stato puro, ma conoscere i tipi principali aiuta a capire le stratificazioni dei dialoghi) sono:
    • Polemica (evidente o sottile): la relazione iniziale è di eguaglianza e un personaggio vuole guadagnare una posizione. Si usa spesso per vivacizzare il dialogo, essendo una parte di storia priva di azione
    • Didattica: un personaggio conduce, gli altri gli riconoscono la gerarchia e fanno domande/riassumono. Si usa per fornire informazioni al lettore
    • Dialettica: collaborazione dei personaggi per stabilire la verità, simile alla struttura polemica ma in cui i personaggi sono d’accordo (gli interlocutori accettano di essere competenti su alcuni argomenti e non competenti su altri). Si usa per esprimere aspetti profondi della personalità dei personaggi

[Segue narratore e stile]

Corso di scrittura creativa


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Fonte: Corso di scrittura creativa
Autore: Alessandro Manitto
Categoria: Scrittura
Argomento: Impostazione

Ideazione

  • Straniamento: descrivi un divano come se non l’avessi mai visto, la banalità sta nel tuo occhio. Fai finta di non avere mai visto un posto, con lo spirito di un bambino o di chi ci va in vacanza.
  • Rivedi (non riassumi) su un taccuino ciò che hai vissuto durante il giorno.
  • Ascolta le storie della gente intorno a te (non predigerite da giornali o libri): ciò che raccontano sono emozioni, non contano i fatti
  • Se si usano elementi autobiografici bisogna prima esaurirli nell’osservazione o non si sarà consapevoli di ciò che è successo: chi legge non vuole sapere i fatti dell’autore, ma condividere emozioni
  • L’editoria oggi sfrutta anche il personaggio dello scrittore
  • Giochi di scrittura: vedere il meraviglioso nel quotidiano/vedere il motivo comune di tutto; scrittura spontanea (tutto quello che viene in mente in forma discorsiva. Hemingway: “la prima stesura di qualsiasi cosa è merda”. Lo scrittore non è chi scrive bene, ma chi dopo aver scritto male se ne accorge, la scrittura sarà unione di cose belle e banali, bisogna scartare le banali e tenere il bello)

Strutturazione

Non rappresenta le fondamenta, ma l’impalcatura che tiene in piedi un romanzo. Gli elementi principali che la compongono sono:

  • Protagonista: deve volere qualcosa, ha un obiettivo (cosciente o incosciente – spesso esistono entrambi e sono in contrasto, creando una frattura drammatica nel personaggio). Può anche essere esterno, come Aspettando Godot
  • Conflitto: ciò che impedisce/ostacola il raggiungimento dell’obiettivo e che in genere crea un antagonista (in Robinson Crusoe è l’isola, in Dr Jekyll sé stesso)
  • Ambientazione: è un mezzo forte (perché indiretto) per evocare emozioni

A quel punto si può progettare la storia nel dettaglio, e poi scrivere, o viceversa scrivere subito, rileggere e vedere come collegare gli elementi per potenziare la struttura.
Altri elementi che possono essere approfonditi:

  • Personaggi
  • Indirizzo storia: si può progettare la storia nel dettaglio
  • Trama (oggi è uno degli elementi su cui l’editoria punta di più, si veda il Codice da Vinci, oggi c’è la crisi dei film “lenti”)
  • Stile
  • Psicologia
  • Idea, messaggio: attenzione a non farlo predominare, a non diventare retorico, l’idea deve essere un laboratorio, non la struttura, mettila in gioco, sorprenditi. E non proporre una soluzione, offri solo il problema che poi sarà meditato dal lettore. A livello scientifico e filosofico, è molto più determinante porre le giuste domande che dare le risposte

Si passa quindi a curare la struttura che viene adattata al contenuto mischiando e connettendo elementi. La struttura è generalmente tripartita: inizio, sviluppo, fine.

  • Inizio: situazione di equilibrio che si rompe, vengono introdotti gli elementi principali in modo che il lettore tenti di prevedere lo sviluppo facendo un lavoro che produce il piacere della decodifica. Vengono presentati i personaggi (con azioni e dialoghi, direttamente o indirettamente, con le interazioni), l’ambientazione, viene suggerita la possibilità del conflitto (prima viene presentato, prima si cattura l’attenzione), lo stile (serve al lettore per capire cosa aspettarsi e quindi come comportarsi nella decifrazione – attenzione ai cambi di stile, es dal drammatico al comico, perché il lettore può non capire cosa si vuole suscitare). L’incipit può essere in medias res (si è in mezzo all’azione, stimola la curiosità, ma non abusarne), avvenire con un dialogo (meno forte ma simile a medias res), con una situazione (meno forte), con una descrizione (debole) o con una riflessione dello scrittore (molto debole)
  • Sviluppo: la partita a scacchi tra protagonista e antagonista
  • Fine: ha delle necessità narrative. Bisogna esaurire le linee narrative (a meno di non volerle lasciare aperte, ma bisogna ricordarsele e aver fatto una scelta cosciente, se no il lettore proverà a capire e se non ci riuscirà si imbestialirà e dirà che il romanzo non gli è piaciuto. Il finale aperto non è dove non si sa cosa succederà, ma dove viene presupposta una o più conclusioni plausibili).
    Può essere di vario tipo: circolare (si riaggancia all’inizio ad esempio tornando a un luogo o a una situazione, è amata se impreziosisce il romanzo, ma può essere banale e pacchiana), lineare (inizia qui, finisce là), a sorpresa (il lettore non riusciva a prevedere il finale tramite gli elementi che gli ho dato, ad esempio succede un ribaltamento. Ma la sorpresa non deve essere gratuita o scoccia: ripensandoci il lettore deve poter dire “ah, sì!”, non deve essere ingiustificabile, se no viene considerato un tradimento, un deus ex machina)

Inizia e finisci nel momento giusto, ad esempio uscire dalla linea narrativa principale va bene se si tiene al minimo, va bene finire le linee secondarie ma senza esagerare. La tecnica in genere è: scrivere tanto nella prima stesura, e sfrondare dopo (anche del 50%)

[Seguono personaggi e dialoghi; narratore e stile]

Come conoscere il proprio pubblico


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FonteGumroad
Autore: Jessica Jalsevac
Categoria: Marketing
Argomento: Pubblico

  • Google AdWords Keyword planner: basta avere un account google e iscriversi a AdWords (gratis). Cliccando su “Search for new keywords” si potrà inserire il prodotto che si vuole lanciare e avere un’idea della chiavi di ricerca più usate in quell’ambito, incluso il numero di ricerche effettuate al mese e la competizione con altri siti web
  • Google Trends: permette di vedere la crescita di una chiave di ricerca nel tempo, evidenziando quando la stampa ne ha parlato. C’è anche una sezione geografica e di interessi correlati
  • Google Alerts: già spiegato in un precedente articolo
  • Facebook graph search: basta digitare un prodotto nella barra di ricerca per avere informazioni su quante persone sono interessate, pagine e gruppi collegati (partecipare a questi gruppi può aiutare a creare un pubblico). Si può anche utilizzare Facebook Ads per esplorare la sezione “Audience” per giocare coi filtri e vedere come varia l’interesse
  • Altri tool come Twitter e Buzzumo sono spiegati nella seconda parte dell’articolo

Un’ulteriore applicazione gratis viene da un suggerimento di Nathan Barry: SumoMe. I vantaggi:

  • Si aggiunge al proprio sito in pochi secondi (37!), basta incollare una riga di codice all’interno dei tag <head>. Funziona su tutti i siti (WordPress, HTML, o qualsiasi sia la vostra scelta) e tutte le versioni base delle app sono free.
  • La configurazione viene poi fatta da un pannello di controllo che l’amministratore può vedere apparire sul sito (una piccola linguetta resta visibile per tutti – consiglio di nasconderla del tutto ai visitatori, basta andare in Settings > Badge > e selezionare “Hidden” nel menu a tendina della Badge location).
  • Sarà possibile aggiungere alcune “app” (basta un click) che danno feature aggiuntive al proprio sito. Tre esempi tra i più interessanti di seguito, ma SumoMe offre svariate app
  • List Builder: consente di aggiungere un popup “smart” di iscrizione alla newsletter. Il popup cerca di capire quando un utente sta per lasciare il vostro sito, in modo da offrire l’iscrizione alla newsletter senza invadere l’esperienza durante la navigazione. Oppure è possibile cambiare le impostazioni per mostrare il popup dopo X secondi di navigazione (alcuni esperti del marketing online sostengono che 15 secondi siano il momento migliore per mostrare il popup). SumoMe promette un incremento medio giornaliero del 20% di iscrizioni.
  • Heat maps: è una versione evoluta di Google Analytics event tracking, e non richiede nessuna configurazione. L’app registra tutti i click sul sito, sia in elementi effettivamente cliccabili che in qualsiasi altro punto della pagina, permettendo di capire se si stanno perdendo click. Il risultato viene mostrato in una mappa di punti più colorati all’aumentare dei click, in modo da capire quali siano le aree più popolari
  • Welcome Mat: aggiunge un form di iscrizione alla newsletter a tutto schermo, che secondo gli esperti del marketing garantisce conversion rate piuttosto alte. Ed è facile da chiudere per i visitatori non interessati alla newsletter

Come creare una campagna di marketing online in 10 step


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Fonterobertogeroli.it/blog
Autore: Roberto Geroli
Categoria: Marketing
Argomento: Sito web

Per creare una campagna marketing online per il lancio di un libro si possono seguire i seguenti step:

  1. Creare una landing page con i contenuti spiegati qui e le istruzioni tecniche spiegate qui
  2. Creare un blog (valgono le stesse istruzioni tecniche per creare un sito web, con la differenza di installare WordPress in una sottocartella dell’FTP, ad esempio “/blog”) seguendo la strategia di lancio spiegata qui
  3. Creare un account Google Analytics e aggiungere il codice di tracking alla propria landing page (è spiegato più in basso come configurare Google Analytics e le informazioni che si possono ottenere)
  4. Installare sul blog WordPress alcuni plugin utili come:
    • Un plugin per aggiungere il codice di tracking di Google Analytics e/o un plugin che dia statistiche di navigazione (es: Google Analytics by Yoast o WP Statistics)
    • Un plugin per generare la sitemap del blog (es: Google XML Sitemap)
    • Un plugin per aggiungere i pulsanti di condivisione su social network (es: Simple Share Buttons Adder)
  5. Utilizzare Google Webmaster Tools per inviare la sitemap del proprio sito a Google in modo che venga indicizzata (spiegato sotto)
  6. Aggiungere al sito le Privacy Policy e l’accettazione dei cookies (spiegato sotto)
  7. Creare una mailing list, ad esempio con Mailchimp (spiegato sotto)
  8. Scoprire quando parlano di voi o del vostro libro impostando delle Google Alerts (spiegato sotto)
  9. È possibile offrire maggiori opzioni di acquisto ai lettori con Gumroad, che ad esempio ha un’opzione “pay what you want” (sarà spiegato in un articolo dedicato)
  10. Dopo il lancio, trasformare la landing page nella homepage del prodotto inserendo i link di acquisto al posto di quelli di iscrizione alla newsletter

Google Analytics

Google Analytics permette, aggiungendo un semplice codice da copia-incollare, di ottenere analisi sul traffico al proprio sito. Basta creare un account (è gratuito) o usare un indirizzo gmail e creare una nuova “property” (sito web). Nella sezione “tracking info” viene fornito un Tracking code (nella forma <script>…) che basta incollare nel codice HTML di ogni pagina che si vuole tracciare (ad esempio prima del tag </head>).

Una panoramica delle funzioni principali che si possono osservare su Google Analytics (cercando su google si possono trovare informazioni più dettagliate su come usare questo strumento):

  • Real time
    • Overview: quali utenti sono in questo esatto momento sul sito
  •  Audience
    • Overview: le visite totali al proprio sito
    • Geo > Location: la zona geografica di provenienza delle visite
  • Acquisition
    • Overview: i principali canali da cui arriva il traffico diretto al nostro sito (Direct: chi ha digitato direttamente l’indirizzo del sito; Organic Search: da motori di ricerca; Social: da social media come Facebook o Twitter; Referral: da altri siti web). Ogni canale può essere cliccato per vedere i dettagli
    • AdWords > Keywords: che parole chiave sono state usate per trovare il nostro sito (è importante avere contenuti in linea con le parole chiave che si pensa verranno usate – Google è furbo e penalizza chi cerca di imbrogliare)
    • Search Engine Optimization > Queries: per quali parole chiave il nostro sito compare su google, informazione corredata da quante volte è comparsa (impression) e quante volte qualcuno ha cliccato sul nostro sito da google per quella chiave di ricerca
  • Behavior
    • Behavior flow: il flusso di come si comportano gli utenti sul nostro sito, da quale pagina a quale pagina navigano, incluso il segno rosso di drop-off (in che pagina gli utenti abbandonano il sito)
    • Site content > All pages: quali pagine vengono visitate

Per essere ben indicizzati sui motori di ricerca occorre tenere presente alcune regole come avere titoli racchiusi da tag <h…>, avere indirizzi di pagine user-friendly ecc. Anche per questo è sconsigliato fare il sito da soli a meno di avere conoscenze di programmazione.

Google Webmaster Tools

Questi strumenti possono essere usati per migliorare il modo in cui i motori di ricerca accedono al nostro sito. Di seguito una panoramica di funzioni accessibili da Google Webmaster Tools – almeno le prime due sono considerate buona norma e non richiedono grande sforzo, oltre a non richiedere necessariamente l’utilizzo di Google Webmaster Tools:

  • Sitemap: la mappa del sito viene utilizzata dai motori di ricerca per sapere quali pagine analizzare. Se si è usato un plugin wordpress essa viene generata automaticamente, altrimenti ci sono siti che generano gratuitamente la sitemap del sito, come ad esempio xml-sitemaps.com dove si può inserire anche la frequenza con cui le pagine vengono aggiornate, la priorità delle pagine ecc (meglio lasciare i valori di default se non si è esperti). Sarà poi sufficiente caricare il file così generato, chiamato sitemap.xml, nella cartella principale del sito. Da Webmaster tools > Crawl > Sitemaps è possibile far riconoscere a Google che una nuova sitemap è stata caricata
  • Robots.txt: anche questo file viene generato molto facilmente, è sufficiente avere blocco note, ma aiuta i motori di ricerca nell’indicizzazione del sito (istruisce i robot su quali pagine visitare). Anche per il file robots.txt esistono generatori online, ad esempio qui, ma è così semplice che può essere fatto a mano digitando in blocco note
    User-agent: *
    Disallow: 
    Sitemap: [indirizzo sitemap]

    Salvare il file, chiamarlo “robots.txt” e caricarlo nella cartella principale del sito. Anche il file robots.txt si può poi testare da webmaster tools

  • Keywords: permette di vedere le parole chiave che Google riconosce sul nostro sito. Dopo che Google lo avrà analizzato sarà possibile controllare Google Index > Content Keyword per vedere quali sono le chiavi di ricerca più forti del nostro sito (e eventualmente cambiare i contenuti per far sì che riflettano maggiormente il modo in cui vogliamo essere trovati da Google). Anche qui imbrogliare non porta a buoni risultati perché Google ha algoritmi di controllo, meglio mettere contenuti reali
  • Altro: controllare lo stato di indexing di Google rispetto al nostro sito, vedere se ci sono errori ecc

Privacy Policy e Cookies

Per legge i siti disponibili in internet devono avere nella maggior parte dei casi una Privacy policy e una notifica dell’utilizzo di cookies. È possibile aggiungerle con relativa facilità al proprio sito con i seguenti tool:

  • Iubenda è un generatore (gratuito per uso base) di privacy policy. È sufficiente selezionare i servizi utilizzati sul proprio sito (ad esempio Google Analytics e Mailchimp) e Iubenda fornirà un codice da inserire nella propria pagina (solitamente nel footer). Quando cliccato, verrà mostrato un popup con la Privacy Policy
  • Nibirumail è un generatore gratuito di Cookie consent (il messaggio di notifica) e Cookie policy. Basta incollare il codice nel proprio sito, e verrà anche generata automaticamente una pagina di informativa. Nibirumail mette anche a disposizione un plugin WordPress che si può scaricare e installare sul proprio blog. In alternativa, se si ha già la pagina Cookie Policy, è possibile usare Silktide, un generatore gratuito di Cookie consent, che fa scegliere il formato dell’informativa

Mailchimp

Come spiegato in questo articolo, l’email marketing è particolarmente importante per tenersi in contatto col proprio pubblico. Ci sono varie piattaforme che permettono di raccogliere indirizzi email per inviare newsletter, e Mailchimp è uno dei più famosi. Una volta creato un account sarà possibile utilizzare:

  • Liste: sono gli elenchi di indirizzi email a cui inviare newsletter. Esempi di liste sono “lettori iscritti dal sito” e “lettori che vogliono ricevere gli aggiornamenti del blog”. Creando una lista, Mailchimp metterà a disposizione anche i form per permettere agli utenti di iscriversi alla lista, in forma di pagine cui puntare, o codice da inserire nella propria pagina web
  • Template: per creare il formato delle proprie email. Mailchimp mette a disposizione template molto ricchi – Nathan Barry consiglia di usare del semplice testo, senza troppa formattazione, proprio come se si trattasse di una normale email inviata a un amico
  • Campagne: newsletter inviate alle proprie liste. Mailchimp dà parecchie opzioni inclusa la possibilità di pianificare l’invio e statistiche di apertura, click ecc

Google Alerts

Questo tool di Google ci notifica con un’email non appena qualcuno sul web parla di un argomento che ci dovrebbe interessare – ad esempio il titolo del nostro libro. Ogni volta che qualcuno in internet scrive, ad esempio, “Il Labirinto del Tempo”, Google Alert ci notificherà. Si tratta in pratica di un’automazione che esegue una ricerca google del testo inserito e ci notifica in caso di nuovi risultati.

Alcune opzioni di configurazione: la parola o frase che genera l’alert, quanto spesso venir notificati, quali aree del mondo monitorare, quali lingue

Come creare un sito web


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Fonte: robertogeroli.it/blog
Autore: Roberto Geroli
Categoria: Marketing
Argomento: Sito web

Per creare un sito web di base per un autore/libro, gratis o con un basso investimento, è necessario solo:

  • Il contenuto del sito web (si veda ad esempio questo articolo)
  • Il codice HTML che mostri il contenuto
  • Un server che ospiti il codice HTML (servizio chiamato “hosting”)

Codice HTML + Hosting

Ci sono alcune piattaforme che forniscono sia il codice HTML sia il servizio di hosting. Entrambi i servizi sono spesso gratuiti, e le limitazioni si riducono a un indirizzo non completamente personalizzato e una gamma minore di customizzazioni. Anche questa soluzione basica è in genere migliore rispetto a un sito web fai da te, specialmente se non si hanno conoscenze di programmazione, visti gli standard richiesti oggi (il sito deve essere leggibile da smartphone, deve essere ben indicizzato dai motori di ricerca…).

Esempi:

  • WordPress: l’indirizzo sarà nella forma indirizzo.wordpress.com Si hanno meno funzioni e meno personalizzazioni rispetto alla versione “standalone”, ma è sufficiente seguire il tutorial per costruire facilmente un sito web
  • LaunchRock: piattaforma gratuita dedicata alla creazione di landing page, con tanto di statistiche di navigazione (come molte piattaforme gratuite, l’indirizzo è sempre nella forma indirizzo.launchrock.com)
  • Unbounce: piattaforma a pagamento con molte opzioni aggiuntive
  • ConvertKit: altra piattaforma a pagamento, focalizzata su email marketing

Codice HTML

Rispetto all’opzione precedente, questa consente maggiori personalizzazioni come la creazione di sezioni a piacere ecc. Con conoscenze di programmazione è possibile creare il codice HTML da zero, ma occorre tener presente molte regole (sito visibile da smartphone e ottimizzato per l’indicizzazione da parte dei motori di ricerca…) che non sono facilmente accessibili, e non seguirle rende il prodotto amatoriale o poco funzionale. Se non si è esperti ci sono validissime alternative che possono essere scelte e che portano ad ottimi risultati, ad esempio:

  • WordPress (download): anche il download di WordPress è gratuito. Con questa opzione si avranno maggiori personalizzazioni e la possibilità di avere un dominio a scelta (ad esempio www.autore.it). WordPress è famoso per la sua installazione in 5 minuti e la possibilità di essere altamente personalizzato
  • Themeforest: su questa piattaforma è possibile comprare template per siti web già pronti. Al contrario di WordPress serve un’infarinatura di codice HTML per adattare il tema alle proprie esigenze (cambiare titoli, contenuti ecc), ma i temi in genere contengono istruzioni e per una landing page è spesso sufficnente un “trova e sostituisci” da blocco note. Ad esempio questo tema è ottimo per un libro e costa meno di 10 euro.
  • TemplateMonster: simile a ThemeForest, è possibile scaricare il codice HTML da personalizzare

Hosting

Se si è optato per l’opzione del codice HTML occorrerà un server per ospitarlo. Uno dei vantaggi è che si può scegliere l’indirizzo, ad esempio www.autore.it
Ci sono vari servizi di hosting, alcuni esempi:

  • Tophost: ospitare un sito costa appena 11 euro all’anno. In cambio si hanno 20Gb (più che sufficienti), un indirizzo personalizzato, infiniti alias email@indirizzo.it e volendo anche 4 database MySQL (utile ad esempio se si è scelto di optare per WordPress in versione download
  • GoDaddy: un altro dei numerosi serivi di hosting

Esempio

Procedura passo passo con esempi citati sopra:

  1. Scaricare WordPress da https://wordpress.org/download/ o il template scelto da ThemeForest
  2. Acquistare il pacchetto TopWeb da TopHost, inserendo l’indirizzo scelto. Si riceverà un’email con indirizzo, username e password dell’FTP su cui si potrà caricare il codice HTML
  3. Preparare il codice HTML. Nel caso si sia scelto un template, aprire i file con blocco note (o, meglio ancora, col gratuito Notepad++ che evidenzia la corretta formattazione) e modificare titoli e paragrafi da modificare (il template probabilmente conterrà una guida che spiega come modificarlo). Se si è scelto WordPress, si può seguire la guida per installarlo in 5 minuti:
    1. Decomprimere lo zip
    2. Nella mail di TopHost era presente anche l’indirizzo, username e password del database di default (è possibile crearli e gestirli dal pannello di controllo), che vanno inseriti nel file wp-config.php (editabile con blocco note o NotePad++)
  4. Aprire l’FTP del proprio sito (con esplora risorse o con FileZilla) e caricare il codice
  5. Digitare sul browser l’indirizzo del proprio sito. Si dovrebbe vedere la propria pagina, o se si è optato per WordPress verranno richiesti alcuni parametri di configurazione

Nel prossimo capitolo verrà spiegato come ottenere ancora di più dal proprio sito utilizzando tool come Google Analytics, plugin WordPress e altro ancora.

Come vendere di più: email e sito web


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FonteGumroad
Autore: Nathan Barry
Categoria: Marketing
Argomento: Sito web

Un sito web può essere usato quando il prodotto è pronto, per pubblicizzarlo, ma funziona ancora meglio se viene creato prima che il prodotto sia pronto, per raccogliere interesse. Inserendo un modulo di raccolta email si potranno utilizzare questi indirizzi per mettere in atto una strategia di lancio come spiegato nel precedente articolo. I venditori di prodotti del sito Gumroad che usano email marketing fanno il triplo delle vendite rispetto agli altri.

Caratteristiche di una buona landing page:

  • Ha una singola “call to action” (l’azione che si vorrebbe far eseguire ai visitatori). Si vuole che i visitatori condividano la pagina su Twitter, si iscrivano alla mailing list, o pre-ordinino il prodotto? Più opzioni si danno, più probabile diventa che non ne facciano neanche una. Se si vogliono far eseguire più azioni, meglio metterle in ordine di priorità e “sbloccare” la successiva solo dopo che si è fatta la precedente. Ad esempio, l’azione principale dovrebbe essere quella di iscriversi alla newsletter. Solo dopo che si sono iscrirti si può invitare a condividere. E successivamente si può inviare un’email per invitare a fare un pre-ordine.
    Esempi di call to action (più valore i visitatori percepiscono di ottenere, meglio è):

    • Iscriviti per sapere quando X verrà lanciato
    • Inserisci il tuo indirizzo email per uno sconto esclusivo
    • Riceverai gratuitamente questi contenuti bonus
    • Ricevi i dietro le quinte di come X viene creato
  • Non mettere inutili cose extra. Incluse barre laterali, link di navigazione, o qualsiasi altra cosa che possa distrarre dalla call to action.
  • Avere un titolo forte. Deve catturare immediatamente l’attenzione, e invogliare a continuare a leggere. Parlare di una frustrazione comune al pubblico può essere un buon metodo. Questo aiuta anche la condivisione della pagina: una landing page in genere non viene condivisa su twitter/facebook, ma se contiene una frase con cui altri autori si trovano d’accordo, le probabilità si alzano (ad esempio Gumroad ha usato “Vendere un prodotto dovrebbe essere facile come condividere un link”)
  • Avere un paio di brevi paragrafi che spieghino il prodotto. Non servono dettagli specifici quanto piuttosto cosa rende eccitante il lancio di questo prodotto. Qualcosa che stimoli l’eccitazione dei visitatori
  • Avere una grafica che faccia capire il contenuto della pagina. Avere subito l’immagine di un libro con relativa copertina fa capire immediatamente di cosa tratta la landing page.

In “Come lanciare un libro” è stato spiegato come si può utilizzare la landing page in una sequenza di lancio. Per riassumere la strategia nell’arco di 5 settimane, con 5 email:

  1. Contenuto interessante + menzione al prodotto per farne conoscere l’esistenza
  2. Contenuto interessante + aggiornamento veloce
  3. Contenuto interessante + alcuni dettagli del prodotto e data di lancio
  4. Breve contenuto + tutti i dettagli sul prodotto. Ricordare la data di lancio
  5. Breve email per notificare che il lancio è stato effettuato, con il link e un paio di testimonial

Dopo il lancio si potrà mettere sulla landing page un capitolo di esempio per invogliare futuri acquirenti a comprare il libro, o ricordare ai membri della propria mailing list di libri passati, ad esempio in occasione di nuove edizioni.

Un esempio di landing page trasformata in product page dopo il lancio: http://nathanbarry.com/authority/

Come lanciare un libro


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Fontenathanbarry.com/launch
Autore: Nathan Barry
Categoria: Marketing
Argomento: Lancio

  • Marco Polo è ricordato come un esploratore della Cina – col solo problema che in realtà era un mercante: il padre e lo zio di Marco Polo avevano fatto la stessa tratta molto prima di Marco Polo. Perché allora ci ricordiamo proprio di lui? Per lo stesso motivo per cui alcuni chef hanno avuto molto successo: perché hanno condiviso la loro conoscenza. Questo ha creato una reputazione e credbilità – oltre ad aver creato un pubblico. Sicuramente scrivendo un libro si è appreso qualcosa che altri non sanno e che vorrebbero sapere: nel processo di documentazione, o avendo a che fare con editori o agenti, o valutando le piattaforme di autopubblicazione. Condividere questa conoscenza è il modo migliore per creare una reputazione
  • Il traffico che viene acquisito va mantenuto: nel novembre 2011 Nathan Barry scrisse un post che ottenne 56.000 visite, ma subito dopo le visite al suo blog sono crollate di nuovo. Facebook e Twitter hanno una conversion rate molto bassa: se avete creato un blog con contenuti di valore, sarà nell’interesse del pubblico essere aggiornato. E in questo caso il modo migliore per creare un dialogo duraturo è tramite le email.
  • Quando si vuole lanciare un libro, è bene creare una landing page (un sito web) dove i lettori possono scoprire di cosa parlerà il libro, qualcosa dell’autore, e iscriversi alla newsletter. Cosa ci guadagna chi si iscrive alla newsletter? Non tutti saranno interessati ad avere “notizie sulle prossime pubblicazioni”. Si possono quindi offrire sconti, anteprime, ecc.
  • Per raccogliere gli indirizzi email occorre poi creare delle liste. Ci sono piattaforme che permettono di farlo in maniera efficace: ad esempio una delle più famose è Mailchimp (gratuita per un uso standard), ma esistono molte alternative come ConvertKit (creata da Nathan Barry, si paga in base al numero di subscribers). Nathan Barry consiglia di creare due liste: una di persone interessate a notizie sul libro (prossime uscite ecc) e una di persone interessate ai post del blog in cui si condivide ciò che si è imparato, in modo da mandare email diverse a seconda del gruppo.
  • Il lancio di un prodotto può richiedere mesi. Questo è normale, ed è buona cosa iniziare in anticipo a raccogliere indirizzi email. Ma se la prossima email che i subscriber riceveranno è una mail pubblicitaria per comprare il vostro libro, sarà uno dei rari casi in cui il non aver mandato abbastanza email vi ha fatto sembrare degli spammer. È meglio restare in contatto con degli aggiornamenti ogni qualche settimana, magari con informazioni utili. Come rendere queste email interessanti?
  • Invece di scrivere una dozzina di post mediocri è molto meglio concentrarsi su tre-quattro blog post davvero epici. Si possono ad esempio condividere parti del libro. Meglio dare il maggior valore possibile, e non temere di dare gratuitamente troppa conoscenza (si veda l’esempio degli chef, mettono i loro segreti online o su libri). Più valore hanno i post, più probabilmente verranno condivisi. Un esempio da Nathan Barry: “Come ho guadagnato $19,000 sull’AppStore mentre imparavo a sviluppare” o “Come crearsi un pubblico“. Nel post sul blog va poi incluso un link alla landing page, solitamente all’inizio, e un form per iscriversi alla newsletter alla fine (integrato nel post con alcune parole che invitino a iscriversi e non copia-incollato senza contesto). Questi post così interessanti possono poi essere condivisi via mail col pubblico in modo da ricordargli della vostra esistenza: poiché hanno a che fare col prodotto cui erano interessati, dovrebbero trovarli altrettanto interessanti. Mandateli alla lista aggiungendo novità sui progressi del prodotto. Anziché un link di iscrizione alla newsletter, nell’email si può mettere un invito a condividere l’articolo.
  • L’articolo andrebbe poi promosso, ad esempio postandolo su siti che possono essere interessati all’argomento di cui parlate. Trovare gruppi interessati a quell’argomento è un modo naturale di promuovere i propri post

Sequenza di lancio

Nathan Barry ha creato sequenze di lancio che hanno portato a guadagnare più di $1,000 in 10 minuti. Eppure una in cui ha mandato una semplice email per vendere 25 posti per un workshop ai suoi 5000 subscriber ha fallito completamente.
Quando è stata l’ultima volta che hai comprato un prodotto alcuni minuti/ore dopo averne sentito parlare per la prima volta? È una cosa che non succede spesso.

Quello che aveva funzionato delle altre sequenze di lancio era l’aver creato aspettativa per settimane. Ecco perché le sequenze di lancio sono tanto importanti, ed ecco come funzionano:

  1. Creare aspettativa nell’arco di alcune settimane o mesi, parlando del prodotto per alzare l’interesse
  2. Dare una data in cui il prodotto sarà disponibile all’acquisto
  3. Il giorno prima del lancio mandare un’email con tutte le informazioni su come acquistare il prodotto. L’email include i benefit del prodotto, i prezzi (se avete creato dei diversi scaglioni di prezzi ancora meglio, ad esempio per versioni paperback, hard cover, o addirittura una versione con un design esclusivo, firmata dall’autore…) e rispondere a qualche FAQ. L’email deve avere tutto a parte il link di acquisto, e deve indicare invece una data e ora esatte
  4. A quella data e ora, inviare un’email in cui viene solo scritto che il prodotto è pronto, con il link di acquisto
  5. Al lancio creare un senso di urgenza. È molto rischioso se un compratore pensa “interessante, lo comprerò più tardi”, perché ci sono ottime probabilità che se ne dimentichi. Ecco alcuni modi per creare un senso di urgenza:
    • Avere un prezzo promozionale per un periodo limitato (20% di sconto) – dà anche l’opportunità di mandare una seconda email per ricordare che il periodo promozionale sta scadendo
    • Avere un bonus addizionale per un periodo limitato o per i primi x compratori (perché c’è già uno sconto applicato, o da usare in combinazione al primo come ulteriore premio per i primissimi)
    • Avere quantità limitate, o il prodotto disponibile solo per un periodo limitato (sconsigliato per libri, non ha senso)

Gamberi Fantasy: descrizioni e dialoghi


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Fonte: fantasy.gamberi.org
Autore: Gamberetta
Categoria: Scrittura
Argomento: Regole

Come creare buone descrizioni

  • Inserisci lo scorrere del tempo, non esistono due istanti uguali
  • I dettagli devono essere funzionali alla storia, se un personaggio ha una certa ragione per ntoare le cose punta a quello nella descrizione
  • “Michele è troppo vecchio e stanco per correre alla fermata” è meglio di “ha una novantina d’anni”
  • Serve produrre molta documentazione… ma deve stare dietro le quinte, non bisogna voler mostrare al lettore quanto ci si è documentati o la descrizione diventa pedante e statica, con dettagli inutili che sono solo pesanti
  • Mantenere il punto di vista, anche nelle descrizioni. Se una descrizione viene descritta mentre la telecamera è sulla spalla di un personaggio, va mantenuto il suo punto di vista. Si capisce subito quando un personaggio parla con una voce non sua, e a quel punto la suspension of disbelief si incrina
  • I dettagli devono essere concreti, stimolare i sensi e usare il linguaggio del personaggio, che vuol dire documentarsi su ciò che il personaggio conosce
  • Se la descrizione è complessa si possono usare metafore, ma attenzione a non strafare
  • Errori comuni: non ci sono immagini, non ci sono suoni, non ci sono sensazioni, solo aggettivi appiccicati (e ancora peggio se sono astratti)
  • Esempi: “Agatha è indipendente e determinata” è un errore, andrebbe mostrato che Agatha si prende cura della sorella malata e vive da sola.
    Verrà da dire “ma io devo dire che c’è stata una guerra atomica, vero?” – No. L’autore deve mostrare i palazzi distrutti, i mutanti per le radiazioni. Il lettore capirà da solo che c’è stata una guerra atomica. In questo senso le descrizioni devono essere funzionali alla storia

Come creare buoni dialoghi

  • Nella prima stesura non seguire i consigli dei buoni dialoghi, o sembreranno finti. Verranno milgiorati nelle stesure successive
  • Lascia evolvere il dialogo. Se va in una direzione che modifica la trama, fidati del dialogo, non della trama (questo succede perché conosci bene il personaggio e non fidarsi vorrebbe dire introdurre forzature). Se la direzione è sbagliata, allora devi cambiare le condizioni iniziali e riscrivere, non cambiare il dialogo
  • Sii schizofrenico: entra nella testa del personaggio, anche nelle sue sensazioni. E parla come lui
  • Il dialogo deve essere dinamico, deve essere calato in un contesto, ci devono essere elementi esterni. Essi sono come il rumore di fondo nella vita reale: se tutto si fermasse, qualcosa stonerebbe. Lo stesso nella narrativa, se lo sfondo resta immobile il lettore è infastidito (anche se magari non capisce perché). Il mondo si può fermare solo per poche battute, poi qualcosa deve succedere
  • Ma non deve essere interrotto continuamente. Lo stesso vale per i pensieri: possono inserirsi in un dialogo, ma non continuamente. E devono essere concreti (un personaggio non deve pensare alla morte in astratto, ma a quel giorno in cui seppellì il suo cagnolino)
  • Un dialogo ha senso se è significativo per la trama e se mette di fronte personaggi con obiettivi diversi. Ci deve essere uno scontro, un desiderio di prevalere sull’altro, o il dialogo sarà noioso
  • In un dialogo lineare il collegamento tra le battute è diretto, ma spesso i dialoghi che funzionano meglio sono quelli obliqui (“che ore sono?” – “dovresti riaccompagnarmi a casa”) o disconnessi (“che ore sono?” – “guarda, sei proprio un cretino”). Gli ultimi due modi creano più tensione, ma attenzione a non abusarne o i dialoghi non saranno più verosimili

Ci sono alcuni difetti che intaccano la verosimiglianza di un dialogo:

  • Tutti i personaggi hanno la stessa voce. Ogni personaggio deve avere una voce distinta, e ci arrivi conoscendo molto bene i personaggi (ad esempio un personaggio che è convinto di avere sempre ragione non userà il congiuntivo o locuzioni come “credo…”)
  • I personaggi parlano al lettore anziché tra loro
  • Il dialogo è sempre politicaly correct. Se un personaggio è razzista, deve dire “negro di merda”, non “extracomunitario”. Non bisogna aver paura di passare per razzisti: chi prende le idee di un personaggio per quelle di un autore è un idiota al pari di chi crede che un attore la pensa come un personaggio che interpreta
  • I personaggi parlano con la voce dell’autore

Il dialogo può essere usato per:

  • Accelerare il ritmo (perché contengono meno parole, inoltre una descrizione non ha conflitto mentre un buon dialogo sì)
  • Rallentare il ritmo (un dialogo è più lento di una scena d’azione)
  • Descrivere – ma attenzione che non si percepisca la forzatura del personaggio che aiuta l’autore

Errori comuni degli scrittori


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Fonte: fantasy.gamberi.org
Autore: Gamberetta
Categoria: Scrittura
Argomento: Regole

  • Il fatto che il difetto fatale dell’antagonista sia di essere troppo sicuro di sé (cliché)
  • Non documentarsi
  • Raccontare anziché mostrare
  • Impreziosire lo stile (narrativa di genere)
  • Non suscitare curiosità (in particolar modo nell’incipit)
  • Show don’t tell (di nuovo, sì. Non dire “Laura è ansiosa” ma “Laura si mangia le unghie”. Pensa ai film: non spiegano queste cose, le mostrano)
  • Raccontare il superfluo, anche se bello. Usare aggettivi e avverbi
  • Avere un intreccio non lineare senza motivo
  • Inforigurgito (sia diretto, sia dialogato… ancora peggio se le informazioni non sono necessarie! Se le informazioni sono necessarie, di nuovo, mostrale, non raccontarle)
  • Tutti i personaggi parlano allo stesso comodo, o come un libro stampato
  • Il punto di vista si sposta all’interno dello stesso paragrafo
  • La trama è una banale quest fantasy, stereotipata
  • L’autore non cerca di smontare ogni singola scelta. Bisogna cercare di smontare il proprio libro, renderlo a prova di bomba (perché il cattivo non conquista tutto?)
  • Inutili descrizioni paesaggistiche
  • Spostare la “telecamera” sulle spalle di diversi personaggi. La telecamera è una, tienila fissa e descrivi
  • Far succedere cose improbabili a causa di lacune di precisione. Ficcati nella mente quello che succede e descrivilo
  • Non tener conto del perché delle cose (sia le regole fisiche, sia nelle scelte dei personaggi)
  • Far sorbire al lettore le proprie masturbazioni mentali (ad esempio l’amore per l’ambiente)
  • Scrivere per sé stessi e non per far sognare i lettori
  • Inserire aggettivi/avverbi/possessivi che non cambiano il senso della frase (sono spesso sinonimo di racconto, meglio spiegare mostrando)
  • Usare sostantivi diversi per descrivere lo stesso personaggio per evitare le ripetizioni. I nomi diventano trasparenti al lettore dopo un po’, e più chiari di giri di parole
  • Non catturare il lettore nelle prime due pagine
  • Creare pretestuosi pupazzi nelle mani di uno cui scappa di fare filosofia (per tenersi lontani da questo errore si può evitare di scrivere di sé, o di intuizioni fondamentali)
  • Creare un deus ex machina senza averne parlato prima
  • Non far uscire la personalità dai dialoghi
  • Non usare “disse”. In primo luogo perché è invisibile al lettore quindi è bene usarlo, inoltre perché come una cosa viene detta si deve capire spiegando la situazione: il lettore a quel punto capirà da sé se il personaggio è arrabbiato, spaventato, commosso…
  • Le tre regole base dello stile possono essere: semplice e chiaro; scartare il superfluo; mostrare e non raccontare. E ricorda che il primo milione di parole sono un esercizio. Non perdere troppo tempo né sulle critiche, né sui complimenti, piuttosto continua a esercitarti

Come far piacere i personaggi e come coinvolgere il lettore


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Fonte: Characters and viewpoints
Autore: Orson Scott Card
Categoria: Scrittura
Argomento: Personaggi

Un autore dovrebbe conoscere i propri personaggi meglio di quanto conosce sé stesso.
Per far vedere le caratteristiche di un personaggio andrebbe mostrato mentre fa un’azione (v. ad esempio l’inizio di Indiana Jones), poi vanno date le motivazioni di quell’azione. Questo è un aspetto importante: le motivazioni danno un valore morale e cambiano molto la percezione del lettore. I lettori leggono per capire perché la gente fa le cose, più che cosa fa. Un personaggio è ciò che vuole fare.

Dire qualcosa del passato di un personaggio può aiutare: siamo la somma ciò che abbiamo e ciò che ci è stato fatto. Oppure metterlo fuori dal suo habitat: come reagisce? Anche le abitudini neutre o negative ci caratterizzano. Così come i talenti e gli hobbies.

Quando iniziano un libro, i lettori vogliono credere in ciò che gli viene raccontato e innamorarsi dei personaggi. I lettori sono dalla parte dello scrittore. Ma questa luna di miele dura due pagine, il tempo di rispondere a queste domande:

  1. So what? Perché dovrei andare avanti a leggere? (se il tema è già visto, non c’è motivo)
  2. Oh yeah? Andiamo, non ci crede nessuno che qualcuno potrebbe comportarsi così
  3. Huh? Che succede, non capisco

Il personaggio deve convincere in primo luogo l’autore, che deve essere affamato di raccontarne la storia.
Perché il personaggio sta facendo ciò che sta facendo? Quale sarà il risultato? E meglio ancora: cosa può andar male? Se credi che il personaggio si potrebbe comportare così, perché? Magari ha una buona ragione.

Esercizi per creare personaggi

Per creare i personaggi  usare queste tre tecniche può fare la differenza:

  1. Un’esagerazione. Il personaggio deve avere un aspetto che lo rende unico, ma deve essere un aspetto che nessun altro autore avrebbe esagerato. L’esagerazione deve rendere interessante un particolare banale, ma senza strafare altrimenti il personaggio diventa poco credibile (una caricatura)
  2. “Do the twist”, volgi il tutto verso qualcosa di inaspettato
  3. Fare il terzo grado alle proprie idee. Perché? Che cosa l’ha causato? Per che motivo? A cosa può portare dopo? Le prime due idee saranno cliché, scartale, e poi continua a chiederti perché e a cosa porterà scartando i cliché

Esercizi per creare personaggi:

  • Se si ha una situazione per un libro ma non un personaggio basta chiedersi: chi ne soffrirà di più? Quello è un buon candidato a protagonista, perché è colui che più di tutti vuole risolvere il conflitto
  • Pensa alle persone che conosci. Per te il loro carattere è scontato, normale, ma per gli altri non è così. Poi inventa quello che non sai di loro e perché agisce, e spiega perché le sue motivazioni sono credibili
  • Osserva gli estranei e applica su di loro le 3 regole iniziali di creazione personaggi (esagera, do the twist, fai il terzo grado e scarta i cliché)
  • Analizza te stesso: cosa ti porta a fare certe cose? Modifica dalle tue memorie. E se non vengono in mente episodi, pensa a una parola: che episodio della tua vita ti richiama quella parola?
  • Pensa a che personaggi potrebbero essere presenti allargando il punto di vista, pensa a chi era presente nel passato di un personaggio, altrimenti i personaggi saranno piatti. Puoi far parlare/sparlare di un personaggio da chi lo conosce

Cosa coinvolge emotivamente il lettore:

  • Il dolore, ma non esagerare o il personaggio sembrerà debole, sfortunato o non credibile. Inoltre se il dolore a un personaggio principale viene descritto nel dettaglio e diventa troppo da sopportare, si perde il lettore perché non vuole identificarsi in un dolore eccessivo. Per rendere il dolore vero e tridimensionale – anche uno piccolo – può essere efficace mostrare le cause o gli effetti di un dolore
  • Far eseguire a un personaggio una scelta che porta a un sacrificio è uno strumento potente. Ma il sacrificio non deve essere stupido o inutilmente auto-imposto, o si ottiene l’effetto contrario
  • La minaccia di un dolore o un’attesa quando si hanno poche possibilità di scampo (ad esempio un bambino in pericolo è una scena potentissima per coinvolgere il lettore, v. Alien). Più forte la minaccia, più forte il dolore se accade
  • Sexual tension. Ma se si risolve in una scena di sesso positiva, il coinvolgimento emotivo del lettore finisce
  • Se ciò che viene chiesto al personaggio ha conseguenze globali maggiori del vincere/perdere privato. Può funzionare usare i portenti (anche molto ridotti, tipo una brezza, e funziona ancora meglio se i personaggi non li notano)

Come far piacere i personaggi:

  • Tramite una buona prima impressione (se la prima impressione è cattiva, è difficile da togliere)
  • Se sono simili ai lettori (target audience, o ad esempio evitare di descrivere può aiutare l’identificazione)
  • Se sono attraenti (il lettore odia i “belloni”, un personaggio attraente è diverso da un personaggio bello, dipende da come lo si descrive)
  • Se sono delle vittime della situazione (ma non devono essere percepiti come deboli o si ottiene l’effetto contrario. Devono avere dei motivi validi per essere vittime) o dei salvatori (contano gli intenti, poi va bene se falliscono)
  • Se si sacrificano (ma la causa deve essere giusta e non devono avere alternative, altrimenti verrà percepito come uno stupido spreco)
  • Se hanno uno scopo e non reagiscono solo agli eventi. Se si trovano lì per un motivo, se hanno bisogni, speranze e sogni. Meglio ancora se il sogno è grande e se si percepisce lo sforzo del personaggio per realizzarlo. Non funziona invece se è esageratamente romantico o naif, a meno di renderlo reale (rendere un sogno reale è lo strumento più forte per vincolare il lettore)
  • Se sono coraggiosi e usano fair play
  • Se hanno una attitudine interessante verso il mondo
  • Se si fanno avanti per un incarico rischioso senza però pubblicizzare la cosa, o se non fanno i presuntuosi e aspettano la chiamata che porta alla gloria
  • Se sono affidabili nel mantenere la parola
  • Non se sono intelligenti, ma bensì se sono “clever” (abili, scaltri), ancora meglio se lo sono senza che gli altri lo notino, il personaggio stesso non deve sapere di essere scaltro, anzi deve stupirsi dei buoni risultati
  • È molto importante aggiungere imperfezioni. Un personaggio perfetto risulterà odioso

Come far odiare i personaggi:

  • Se sono sadici e prepotenti, se gli piace causare dolore e (ricordalo) questo viene dall’amore per il potere
  • Se sono coinvolti in assassinii di indifesi per tornaconto personale
  • Se si auto invitano in ruoli che nessuno ha chiesto di assumere
  • Se rompono i giuramenti
  • Se sono degli “intelligentoni”
  • Se sono pazzi, e peggio ancora se convincono gli altri che la loro visione è quella corretta (ad esempio Hitler). Personaggi palesemente pazzi sono troppo banali, bisognerebbe concentrarsi su paranoie e illusioni
  • Se non sono autoironici
  • Se incolpano gli altri dei propri fallimenti e lodano sé stessi per i successi
  • Ricorda però che ognuno è l’eroe della propria storia e ha quindi bisogno di tratti positivi. Ognuno ama e crede in qualcosa (ma attenzione a non farlo diventare buono)

[Characters and Viewpoints dà anche consigli su come creare personaggi comici]

Come rendere i personaggi credibili:

  • Con dettagli numerosi, reali e specifici, magari contrastanti
  • I dettagli possono essere nidificati in modo che si credeva che il personaggio fosse in un certo modo, poi si scopre che invece ha un altro aspetto che lo fa cambiare agli occhi del lettore
  • Tenendo conto che sono il cuore della storia, che fanno cambiare tutto