Corso di scrittura creativa

Fonte: Corso di scrittura creativa
Autore: Alessandro Manitto
Categoria: Scrittura
Argomento: Impostazione

Ideazione

  • Straniamento: descrivi un divano come se non l’avessi mai visto, la banalità sta nel tuo occhio. Fai finta di non avere mai visto un posto, con lo spirito di un bambino o di chi ci va in vacanza.
  • Rivedi (non riassumi) su un taccuino ciò che hai vissuto durante il giorno.
  • Ascolta le storie della gente intorno a te (non predigerite da giornali o libri): ciò che raccontano sono emozioni, non contano i fatti
  • Se si usano elementi autobiografici bisogna prima esaurirli nell’osservazione o non si sarà consapevoli di ciò che è successo: chi legge non vuole sapere i fatti dell’autore, ma condividere emozioni
  • L’editoria oggi sfrutta anche il personaggio dello scrittore
  • Giochi di scrittura: vedere il meraviglioso nel quotidiano/vedere il motivo comune di tutto; scrittura spontanea (tutto quello che viene in mente in forma discorsiva. Hemingway: “la prima stesura di qualsiasi cosa è merda”. Lo scrittore non è chi scrive bene, ma chi dopo aver scritto male se ne accorge, la scrittura sarà unione di cose belle e banali, bisogna scartare le banali e tenere il bello)

Strutturazione

Non rappresenta le fondamenta, ma l’impalcatura che tiene in piedi un romanzo. Gli elementi principali che la compongono sono:

  • Protagonista: deve volere qualcosa, ha un obiettivo (cosciente o incosciente – spesso esistono entrambi e sono in contrasto, creando una frattura drammatica nel personaggio). Può anche essere esterno, come Aspettando Godot
  • Conflitto: ciò che impedisce/ostacola il raggiungimento dell’obiettivo e che in genere crea un antagonista (in Robinson Crusoe è l’isola, in Dr Jekyll sé stesso)
  • Ambientazione: è un mezzo forte (perché indiretto) per evocare emozioni

A quel punto si può progettare la storia nel dettaglio, e poi scrivere, o viceversa scrivere subito, rileggere e vedere come collegare gli elementi per potenziare la struttura.
Altri elementi che possono essere approfonditi:

  • Personaggi
  • Indirizzo storia: si può progettare la storia nel dettaglio
  • Trama (oggi è uno degli elementi su cui l’editoria punta di più, si veda il Codice da Vinci, oggi c’è la crisi dei film “lenti”)
  • Stile
  • Psicologia
  • Idea, messaggio: attenzione a non farlo predominare, a non diventare retorico, l’idea deve essere un laboratorio, non la struttura, mettila in gioco, sorprenditi. E non proporre una soluzione, offri solo il problema che poi sarà meditato dal lettore. A livello scientifico e filosofico, è molto più determinante porre le giuste domande che dare le risposte

Si passa quindi a curare la struttura che viene adattata al contenuto mischiando e connettendo elementi. La struttura è generalmente tripartita: inizio, sviluppo, fine.

  • Inizio: situazione di equilibrio che si rompe, vengono introdotti gli elementi principali in modo che il lettore tenti di prevedere lo sviluppo facendo un lavoro che produce il piacere della decodifica. Vengono presentati i personaggi (con azioni e dialoghi, direttamente o indirettamente, con le interazioni), l’ambientazione, viene suggerita la possibilità del conflitto (prima viene presentato, prima si cattura l’attenzione), lo stile (serve al lettore per capire cosa aspettarsi e quindi come comportarsi nella decifrazione – attenzione ai cambi di stile, es dal drammatico al comico, perché il lettore può non capire cosa si vuole suscitare). L’incipit può essere in medias res (si è in mezzo all’azione, stimola la curiosità, ma non abusarne), avvenire con un dialogo (meno forte ma simile a medias res), con una situazione (meno forte), con una descrizione (debole) o con una riflessione dello scrittore (molto debole)
  • Sviluppo: la partita a scacchi tra protagonista e antagonista
  • Fine: ha delle necessità narrative. Bisogna esaurire le linee narrative (a meno di non volerle lasciare aperte, ma bisogna ricordarsele e aver fatto una scelta cosciente, se no il lettore proverà a capire e se non ci riuscirà si imbestialirà e dirà che il romanzo non gli è piaciuto. Il finale aperto non è dove non si sa cosa succederà, ma dove viene presupposta una o più conclusioni plausibili).
    Può essere di vario tipo: circolare (si riaggancia all’inizio ad esempio tornando a un luogo o a una situazione, è amata se impreziosisce il romanzo, ma può essere banale e pacchiana), lineare (inizia qui, finisce là), a sorpresa (il lettore non riusciva a prevedere il finale tramite gli elementi che gli ho dato, ad esempio succede un ribaltamento. Ma la sorpresa non deve essere gratuita o scoccia: ripensandoci il lettore deve poter dire “ah, sì!”, non deve essere ingiustificabile, se no viene considerato un tradimento, un deus ex machina)

Inizia e finisci nel momento giusto, ad esempio uscire dalla linea narrativa principale va bene se si tiene al minimo, va bene finire le linee secondarie ma senza esagerare. La tecnica in genere è: scrivere tanto nella prima stesura, e sfrondare dopo (anche del 50%)

[Seguono personaggi e dialoghi; narratore e stile]