Analisi de “Il nome del vento”, Patrick Rothfuss


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Fonte: The Name of the Wind
Autore: Patrick Rothfuss
Categoria: Scrittura
Argomento: Analisi

In questo articolo vengono analizzati gli espedienti narrativi usati da Patrick Rothfuss ne “Il nome del vento” (Quill Award 2007; Best books of the Years 2007 by Publishers Weekly; Alex Award 2008). In grassetto quelli più generali/facilmente riutilizzabili

  • L’ambientazione è immediatamente tridimensionale: i personaggi nominano la storia/mito di Taborlin the Great. Questo mito è uno dei fil rouge della narrazione, e nominarlo frequentemente ne aumenta la risonanza. I tre oggetti magici che usa (chiave, moneta, candela) ci rendono familiare lo scenario, verranno ripresi in seguito e ci faranno chiedere se non siano dei veri oggetti che verranno trovati. Nella stessa storia vengono nominati anche i Chandrian, vero elemento chiave del racconto, con dettagli sbagliati tipici delle fiabe, che ne aumentano la verosimiglianza
  • Vediamo Kvothe dagli occhi di Chronicler, che è un noto raccoglitore di storie vere. Il fatto che Chronicler voglia così tanto la sua storia, e il fatto che Kvothe non la voglia raccontare, ci dà la promessa che verrà raccontato qualcosa che vale la pena ascoltare. Anche quando Kvothe accetta, gli serve una notte per prepararla e 3 giorni per raccontarla – qualcosa che nessuno ha mai richiesto (Chronicler nomina eroi famosi che non hanno mai chiesto tanto). Ed è un ottimo espediente per scandire i tre libri.
  • Chronicler si fa derubare in modo scaltro, e questo ce lo presenta come un personaggio furbo. In questo modo rispettiamo il suo rispetto per Kvothe. Il fatto che poi Kvothe riesca a decifrare il suo alfabeto in pochi minuti lo sbalordisce, e questo mostra che Kvothe ha una mente formidabile prima che lo dichiari lui stesso, in modo che possiamo credere alle sue parole avendolo visto in azione e non lo riteniamo un semplice sbruffone
  • Di nuovo lo spessore dell’ambientazione si vede nell’orgoglio di Kvothe di dichiararsi un Edema Ruh, “nobile” tra coloro che sono all’opposto della nobiltà, e questo viene mostrato con un episodio concreto che dà realismo sia a Kvothe che all’ambientazione (un conestabile che è titubante nel farli entrare in città dà occasione di spiegare quanti soldi offrono alla troupe e quanti ne prendono di solito; la differenza tra come organizzano gli spettacoli senza creare problemi; l’orgoglio nel fatto che di solito li vogliono in città e non fuori ecc). E Kvothe continua a parlare il linguaggio del suo personaggio: parla di cose da attori (cita titoli di spettacoli dandoli per scontati), cose di musica… e zero modestia.
  • Abenthy lo istruisce in un modo interessante sia per le conoscenze del maestro (chi non ne vorrebbe uno così, che dà un’istruzione fuori dal comune sia in nozioni che nel modo di pensare tipo tenere a mente partite di scacchi ecc?) sia per come è fatto l’allievo (menziona che nell’ambientazione esistono persone con abilità tipo fare 7 coi dadi, e si capisce che la sua abilità è la sua mente, che assorbe a velocità fuori dal comune, rendendo plausibile l’imparare, e interessante il personaggio… senza però ridurlo a quello, quella è una sua caratteristica, ma non quella di spicco). Dice che “si sente come si sente il corpo dopo un giorno a spaccare legna, o nuotare, o fare sesso: esausto, languido, quasi onnipotente. Ha una sensazione simile, ma nella mente, potenziata in modo latente. La sua mente si stava risvegliando”. E quasi vorremmo fare gli stessi esercizi
  • Il personaggio è straordinario, e quindi interessante. Sa di essere in gamba eppure non risulta antipatico perché ha una buona attitudine verso il mondo ed è stato mostrato che è altruista e mette gli altri al centro. “È stata la cosa più complicata che avessi mai fatto. Mi ci volle quasi tutto il pomeriggio” (per credere che una roccia non sarebbe caduta e venire introdotto alla magia).
  • Nota: non è che non fa cadere la roccia – solo ci crede. È straordinario ma ha dei limiti. La magia viene introdotta pian piano, non fa magie al volo, prima ci sono cose plausibili che chiunque potrebbe fare. Riadatta le capacità della sua mente alla musica (cantare in duo, poi trio): pensare a due cose contemporaneamente non è impossibile da credere, il lettore può continuare a identificarsi perché non si è ancora andati nell’impossibile. Poi pian piano l’impossibile inizia, ma in modo graduale e credibile: dice che ci sono giorni terribili, tipo quando cerca una pietra che un’altra parte della sua mente ha nascosto, e non la trova, finché la sua mente gli rivela che non l’ha nascosta. Il concetto alla base della magia (dividere la mente) è introdotto in modo credibile – ci viene da pensare che forse qualcuno sa davvero fare questi esercizi… e portati all’estremo potrebbero dare magia? “Una volta mi presi in giro da solo. Non è difficile pensare perché alcuni arcanisti sono eccentrici o pazzi. Come disse Ben, la sympathy non è per i deboli di mente” – e ora ci crediamo, abbiamo visto la complessità degli esercizi, li potremmo fare anche noi ma sappiamo che richiedono ore di dedizione, e non è solo un “la magia è difficile perché me l’ha detto l’autore”. Quindi si stima il personaggio. Poi quando il maestro gli fa fare una magia (connettere due monete, muoverne una cosicché l’altra si muova), lo fa – ma è deludente. È magia, ma sente di non aver fatto niente di grande, è il naturale step successivo di quello che aveva imparato. E questo matiene alta la credbilità. Poi spiega cose ancora plausibili: quando ne alzi una pesa come due perché l’energia non si crea (resta quindi collegato alle leggi fisiche reali), e poi corregge che in realtá pesa come tre perché nessun collegamento simpatetico é perfetto – piu diversi sono gli oggetti, piu energia é dissipata. E dice che è deluso, perché è utile ma non straordinaria, e la si accetta. A questo punto lui padroneggia magia base, ma uno dei suoi sogni più grandi – imparare il nome delle cose – viene confermato come il suo Graal, una ricerca non ancora giunta al termine ma che rimarrà a farci sperare che la raggiunga
  • La magia inventata da Patrick Rothfuss è un tipo di magia furba. Per far cadere un uccello in volo (una delle prove di Ben) non c’è una formula magica da pronunciare, una cosa a cui il lettore non può relazionarsi. Si possono usare un sacco di modi collegati con le leggi della fisica e i legami simpatetici. E Kvothe pensa di legare una penna al sapone per un binding chimico che dissolva il grasso che rende le penne lisce (qualcosa a cui noi non avremmo pensato, confermando che Kvothe è più furbo di noi). E succedono incidenti: fa un binding ai polmoni e all’aria per evocare il vento facendo un soffio che venga replicato dall’aria intorno a loro. Ma i suoi polmoni non sono forti abbastanza da muovere tutta l’aria che ha collegato a sé. Di nuovo, non è una formula pronunciata male, è un incidente che possiamo capire
  • L’autore dà ai Chandrian uno spessore di mito plausibile dimostrando come i miti sono locali ma i Chandrian sono temuti ovunque quindi un fondo di verità ci deve essere. Questo dà da pensare sul fondo di verità che ci deve essere in ogni storia (e Ben – e quindi l’autore – sono furbi: “se tutti dicono che nel bosco c’è l’uomo nero ci credi? No, ok… Ma vai nel bosco?”. Frega il lettore oltre che il personaggio)
  • Il modo in cui usa le parole è efficace, si veda questo estratto: “Iron” he said. His voice sounding with strange resonance, as if it were an order to be obeyed.
  • La narrazione è piena di dettagli vividi. Per l’addio a Ben e il 12 compleanno di Kvothe viene fatta una festa in cui si spiega che i trouper, quando mostrano le proprie skill a altri trouper, fanno le cose in grande, visto che i loro colleghi sono in grado di capire la differenza.
  • Se già non bastasse il titolo del libro e il fatto che il piccolo Kvothe resta affascinato dalla capacità di Ben di evocare il nome del vento, a questo punto viene settato ancora più chiaramente uno scopo per il futuro: l’Accademia. Dall’introduzione (“Sono stato espulso dall’Accademia a un’età inferiore a quella in cui la maggior parte della gente viene ammessa”) sappiamo che Kvothe è andato giovanissimo all’Accademia, quindi viene da chiedersi: come? Questo romanzo usa in maniera efficace il potere di sapere le cose in anticipo, l’anticipazione che crea aspettativa
  • L’incontro con i Chandrian è, a mio avviso, troppo cliché: parlano troppo tra loro rivelando troppe cose, e se ne vanno senza ucciderlo come da cattivo da manuale
  • Dicono di non far piangere un personaggio in modo che siano i lettori a piangere. Ma il fatto che dopo aver raccontato la morte dei genitori un personaggio forte come Kvothe si ritiri a piangere in solitudine funziona molto bene
  • Quando Kvothe resta da solo dopo che i genitori sono stati uccisi, si conferma un personaggio straordinario pur nel suo dolore. Impara a suonare “brezza fresca” e “vento che gira una foglia” – e gli amanti di giochi di ruolo pensano a che bardo favoloso sarebbe. Poi gli si rompono le corde, cosa che sarà utile più avanti. Ma sia questo sia il momento in cui sfrutterà questa capacità acquisita in questo episodio sono entrambi momenti chiave, nessuno sa di setting costruito per l’altro. Questo episodio è così significativo che dà al personaggio un motivo per lasciare la foresta (e il fatto che le canzoni che canticchia sono Dita Callose e Liuto con quattro corde è un dettaglio molto vivido). Tutta la narrazione è composta da pezzi di puzzle che man mano vengono uniti per formare il quadro completo. Tutto è necessario.
  • Dopo la difficoltà c’è qualcosa che ridà speranza: un uomo gli dà un passaggio e un po’ di pane e burro. L’uomo gli offre anche un posto in fattoria – salvezza?
  • Arriva in città e per un attimo perde di vista il liuto del padre e tutti tremiamo, in premonizione a ciò che accadrà di lì a poco. Il liuto si è salvato qui e vogliamo credere che si salverà ancora
  • La scena con i teppisti è molto efficace. Prima lo fermano in tre e gridiamo all’ingiustizia. Kvothe si prende pure una testata che gli rompe il naso: per quanto abile diventerà, per quanto furbo sia, a volte la vita schiaccia i personaggi e li fa soffrire. Poi quando i teppisti vedono il liuto la sequenza fa fremere: aprono i ganci con tre click. Si sente il rumore armonico del Liuto che viene estratto (questa parte sembra già una violenza). Il più grande bestemmia mentre dice a che prezzo lo venderà e pensiamo che Kvothe la farà franca contro gente tanto ingiusta. I teppisti cominciano a litigare per le bestemmie dicendo che il dio si vendicherà se lo insultano e Kvothe ha l’occasione di riprendersi – a questo punto siamo sicuri che la farà franca. C’è una battaglia mentre cerca di fuggire… E invece viene buttato sul liuto, rompendolo. Il liuto, l’unico ricordo di suo padre. A questo punto – e solo a questo punto – siamo completamente agganciati a Kvothe. Tutti gli eroi fantasy restano orfani. Ma arrivare vicino alla salvezza e perdere la cosa che ci lega al ricordo per un’ingiustizia è qualcosa in cui possiamo riconoscerci tutti. Poi la guardia che lo salva gli svuota le tasche, e sappiamo che più in basso di così non può andare. Ma gli resta il libro, che a quel punto diventa oggetto-simbolo del suo destino: non seguirà le orme del padre, ma quelle di Ben andando all’Accademia. Quando rinviene, Kvothe torna dal contadino, ma è troppo tardi: la salvezza e una vita tranquilla sono perse. Si addormenta in un vicolo e lo compara a quando aveva un letto caldo, e davvero più in basso di così non può andare e abbiamo compassione per lui. Chiude il capitolo dicendo che starà in quella città 3 anni (senza questa dichiarazione forse avremmo vissuto la parte della città in continua attesa che vada all’Accademia – così invece le aspettative del lettore sono settate e sappiamo che a Kvothe succederà qualcos’altro)
  • Il rito dei demoni che per 7 giorni vagano per la città con il dio che li scaccia è un bel dettaglio concreto della religione che serve anche alla storia
  • Un ragazzino viene acchiappato e violentato proprio sotto il suo nascondiglio. Inizialmente Kvothe vorrebbe fare qualcosa, ma sono 6 contro 1 e perderebbe solo il nascondiglio, così decide di non fare nulla. E spiega poi che il motivo per cui è diventato Kvothe potrebbe essere lì: poteva fare qualcosa e non l’ha fatto; il pensiero lo tormenta ancora nonostante abbia dimenticato tante botte prese. Le ossa rotte si sarebbero riparate, il rimorso resta per sempre
  • Per il resto quel periodo di shock/recupero, nel tempo della narrazione non dura molto. Presto arriva qualcosa che lo scuote: un bardo che scommette dei soldi sul fatto di sapere ogni storia che gli viene richiesta (a una seconda lettura ho notato che Kvothe lo chiama per nome, e questo ci fa capire che è un personaggio significativo e che ritornerà. Succede lo stesso con Ambrose: lo chiama per nome ancora prima che il Kvothe del racconto lo conosca, perché il Kvothe narratore sa già chi è. E il bardo è nominato da Chronicler, quindi sappiamo che non è un caso, visto che poi lo chiama anche per nome. Come lo conosce? Una delle piccole domande di cui siamo in attesa di risposta). Per raggiungerlo però Kvothe deve passare nel territorio dalla sua nemesi, che acquista doppia valenza: averlo mandato il più in basso possibile, e ora ostacolo (che in realtà diventa il modo di fare giustizia contro quel torto senza dover aprire un’altra linea narrativa – prima brucia ciò a cui il bambino tiene di più, ma viene pestato di brutto o sarebbe stato antipatico, e il ragazzino promette di ucciderlo). Decide di non andare perché troppo rischioso, ma poi pensando alla storia del padre si accorge che la ferita dei genitori uccisi non gli fa più così male e vuole sentire la storia, in memoria di suo padre. Ma poi dice che quello che ha imparato in quella città gli ha insegnato di stare nella sua zona… E si trova alla locanda (segno che la città non lo ha cambiato completamente, è ancora lui)
  • Nella storia di Lanre cantata dal bardo, il veggente sa come il lutto può oscurare un cuore e come la passione può portare un uomo giusto alla follia (in inglese viene usato Folly). Follia, che è il nome della spada di Kvothe. Che sia un presagio di quello che è successo a lui, la passione e il lutto che lo portano alla follia? È per questo che si è ritirato a fare il locandiere? Anche Ben gli scrive sul libro “diffida dalla follia“. Ci sono temi ricorrenti (follia, le pietre grigie…) e presagi disseminati nel libro. E Lanre dice: io che ero uno dei migliori ho fatto questo. Che Kvothe sia simile? Porta i lettori a fare speculazioni (basti dare un’occhiata in Internat per vedere quante teorie i fan hanno fatto sulla spada ecc).
  • Il bardo è l’episodio chiave che lo risveglia. Ricorda i trucchi mentali, pensa da quanto non suona. Ma ha anche imparato che la vendetta è una fantasia infantile. E che i Chandrian hanno nemici – li hanno nominati loro – quindi li può trovare. Sa che erano i paladini del regno, sa che sono spariti da 300 anni, ma questo dà uno scopo di fondo alla storia (il secondo oltre all’Accademia e al nome del vento, il terzo se contiamo che ha parlato di una donna come il centro di tutto). Come per “Words of Wonder”: i problemi dovrebbero essere crisi (capitano all’eroe) e sfide (l’eroe le cerca), e le storie migliori le hanno entrambe. Kvothe ha due/tre filoni narrativi di cose che vuole dannatamente tanto.
  • In ogni caso, Kvothe riprende con le furbizie, e la prima è presentata mettendo un pegno sul libro – e dimostrandosi più furbo del venditore furbo che minaccia di denunciare per la ricevuta finta. Dare in pegno il libro è anche un gran rischio visto che è l’ultima cosa che gli rimane della sua vita precedente, sopratutto quando dichiara che il piano è di non avere soldi di lì a un giorno, e di non essere nemmeno lì. A cui si aggiunge la bomba a tempo: scopre che ha solo 5 giorni per fare in tempo a iscriversi all’università.
  • “Chi è stato senza soldi per tanto tempo sa di cosa parlo” – è efficace per identificarsi sia che si sia provato, sia che no. Questo espediente viene usato spesso da Rothfuss.
  • La furbizia continua: nello stato in cui è se si lava deve mettere i vestiti zozzi, se non si lava non gliene venderanno di nuovi. Veniamo pian piano reintrodotti al mondo di problemi che sembrano insormontabili ma che Kvothe riesce a affrontare con la sua furbizia. Inizia dal bagno, e ha la trovata di fingersi un nobile raggirato da una prostituta per comprare un vestito. Furbo e furfante, ma non completamente scorretto: quando il libraio che lo frega si rivela una persona decente si pente quasi di avergli rubato delle penne ma poi gli ruba anche un calamaio (furfante). Al sarto che fa impazzire regala una storia che possa raccontare agli amici. E torna a finire il lavoro che aveva promesso al locandiere che gli aveva proposto di non pagare se gli puliva il pavimento. E al ciabattino che gli regala le scarpe lascia qualche moneta (poche o sarebbe stupido, ma lo apprezziamo perché ha poco). È un personaggio che ha dei valori che possiamo apprezzare senza risultare buonista e noioso.
  • Al primo incontro con Denna la trova bella, è incuriosito, è impacciato a parlarle, ma non è ossessionato o esagerato (l’effetto che invece fa Locke Lamora). Il giorno dopo dice che inizia a farle la corte, ha voglia di passare tempo con lei ma non vuole che si noti. La definisce “una danza lenta attorno a lei per avere scuse per passare del tempo assieme”. E lei si comporta come se fossero vecchi amici, e sono a loro agio. C’è complicità – passano una serata insieme visto che hanno i primi due turni di guardia. Fanno una passeggiata il giorno dopo e incontrano delle waystone, altro tema ricorrente. E lì sta per dirle che è la cosa più bella che ha visto in 3 anni, che se staranno assieme niente può andare male… ma poi pensa di non avere niente da offrirle, e noi siamo tristi che non si sia dichiarato.
  • …E al mattino la carovana ha preso un altro passeggero – “un ragazzo dalla faccia onesta. I did not like him”. Cavalca a fianco a Denna, le fa complimenti, dice che può diventare una delle sue mogli – è spavaldo, tutto ciò che Kvothe non è. E il nostro eroe è irritato e geloso mentre finge disinteresse. È troppo orgoglioso per unirsi alla conversazione. Vuole chiedere a Denna di fare una passeggiata, ma quello tira fuori un liuto. Dopo averlo suonato Kvothe gli chiede di vederlo, anche se sa che è come chiedere a un uomo di baciare sua moglie. Ma ne è affamato. E suona come se le corde parlassero tra loro, come un’infatuazione, come una foglia che cade nel vento, come tre anni a Tarbean waterside. Poi fa un errore e si ferma, e tutti lo stavano guardando ed è come se l’incantesimo si spezzi e si svegliano. Denna piange.
  • Quando arriva a destinazione sta quasi decidendo di non salutare Denna, visto che non la trova… e lei è dietro di lui. Tutto l’episodio ha avuto un sapore reale e nostalgico. Lei chiede se non vuole restare nella carovana. Lui lo considera – di cambiare tutto per stare con lei – ma il momento passa e scuote la testa. Al suo diniego lei dice che lo cercherà lei allora, ma lui pensa che come gli ha insegnato la vita da trouper, non si rivedranno mai più
  • Il setting familiare dell’Accademia viene presentato subito con dettagli vividi. Si vedano i negozi con un cartello che dice “no sympathy”
  • All’ammissione all’Accademia esce tutta la sua astuzia (e il docente suo nemico diventa subito palese) e la sua preparazione: elenca le cose che sa fare, dice che Abenthy avrebbe menzionato la sua età, e poi chiesto di ignorarla. Gli fanno fare calcoli complessi. Indica tutte le ossa e muscoli della mano (cose che possiamo capire). E dice che deve impressionarli visto che il costo dipende da quanto bravo sia. E quindi confida al lettore di aver barato e aver guardato per un’ora i colloqui. Il prezzo più basso è stato 4 talenti, e lui non ha niente. Deve confonderli con la sua intelligenza. Quando fai sanguinare un paziente? – Quando lo vuoi uccidere? Un altro maestro fa domande non familiari e vaste, tipo perché è caduto l’Impero. E lui risponde, chiedendosi quando è abbastanza e prendendo un istante di tempo per rispondere. A uno risponde sarcastico e se ne pente (dove puoi trovare del fosforo – da un farmacista) poi dice dall’urina e quello prosegue a chiedere quanta, e lui risponde bene (a seconda della qualità della materia prima). Un altro fa una domanda complicata e lui dice “sale di litio… No, olio di sodio in una camera… No, accidenti”. E quello lo ferma: parleremo più tardi. Poi tocca a quello che “è il bastardo della cricca” che ama mettere gli studenti in difficoltà, ma questa l’ha già sentita ed è una domanda trabocchetto, non è possibile rispondere. E lo dice sorridendo. Ma poi quello gli fa una domanda dal libro del maestro (il libro che non gli piaceva), e Kvothe non ricorda la risposta. Il maestro è contento: “allora non sai tutto”. Kvothe: “già, non sarei qui se no”. Ha una lingua tagliente, che lo metterà nei guai. Anche il maestro dei nomi vuole fare una domanda: su un linguaggio, poi sul numero di dita alzate. E poi chiede se sa quali siano le sette parole che fanno innamorare una donna. Kvothe non le conosce, lui assicura che esistono. Poi il cancelliere chiede come mai non ha una lettera di presentazione, e tutti sono increduli quando risponde che sono 3 anni che non vede il suo maestro. Gli chiede come mai vuole frequentare l’Accademia, e lui passa in rassegna le risposte: “perché sogna gli archivi? Infantile. Vendetta Chandrian? Drammatico. Così potente che nessuno mi farà del male? Pauroso. Non so, credo sia un’altra cosa che devo imparare”. Gli chiede se ha altro da dire – nessuno studente ha detto niente – ma lui chiede un favore. Dice che ha due monete, non ne ha altre, non ha un posto dove andare, e non ha niente da vendere che non abbia già venduto (ed è vero, ha usato tutto il suo genio per arrivare qui dal niente). “Fatemi pagare più di due monete e non potrò frequentare. Fatemi pagare di meno e sarò qui tutti i giorni, facendo qualsiasi cosa sia richiesta per sopravvivere e studiare. Dormire per strada, lavare piatti, fare la carità per pagare l’inchiostro. Ma ammettetmi gratis e datemi tre talenti, e sarò il miglior studente che abbiate mai avuto”. E capisci che davvero le condizioni possono cambiare: può farcela, ma quante energie dedicate a sopravvivere? E quanto potrebbe dare di più alla scuola se fosse tranquillo? Il suo docente nemico sembra veemente nella discussione. E quando accettano (e c’è un quid pro quo) poco dopo chiarisce che al prossimo semestre (sappiamo essere in 2 mesi) ci sarà un’altra quota da pagare e non saranno più generosi – la bomba a tempo continua a essere presente, è all’Accademia ma ci lascia sempre sul chi vive
  • Incontra subito quello che sarà uno degli amici, che lo mette in guardia rispetto a quanto l’archivista tenga ai libri (l’archivio è uno dei motivi per cui è qui, il primo che l’ha affascinato a causa del numero di libri e visto che potrebbe trovare risposte sui Chandrian). Gli spiega le basi e lo porta a pranzo a conoscere gli altri amici. Nomina i Chandrian e uno che ha scommesso su di lui sbuffa perché si interessa di favole (capiamo qualcosa della prossima difficoltà sulla strada della conoscenza)
  • Incontra anche la sua nemesi, Ambrose, in cui lui risulta subito odioso (lo sfotte per i vestiti e fa una caricatura della sua possibile storia) e anche Kvothe non si tira indietro. Kvothe alla fine deve capitolare e non accedere alla biblioteca, ma è contento che l’Accademia funzioni come la città, con bulli ecc: rabbia e orgoglio ferito possono spingere una persona a grandi cose. Servirà poi un altro incontro per suggellare l’odio, qui è solo una scaramuccia, e Ambrose in fondo ha ragione. L’odio dopo un solo incontro sarebbe stato irrealistico
  • Una struttura simile si incontra per il docente che gli è nemico – già non si sono piaciuti, ma anche a lui serve una seconda spinta per passare a odiarsi dopo l’episodio dell’ammissione. Prima mostra quanto il docente sia odioso (ma non improbabile) dando punizioni a studenti in ritardo (compiti extra ma con un’aggiunta di umiliazione, ad esempio con riferimenti a una tribù che non tiene il calcolo del tempo), incluso umiliare una ragazza dicendole di incrociare le gambe per chiudere le porte dell’Inferno. Poi si parlano senza andare in scontro (serve a preparare l’episodio successivo, Kvothe sarebbe stato sciocco a andare in scontro con un docente solo perché quello è antipatico, qui infatti si comporta bene). Alla lezione successiva gli vuole parlare in privato ma il maestro arriva all’ultimo, e vedendolo lo porta davanti alla classe umiliandolo, dicendo che sa già tutto e che quindi terrà la lezione. In tutta risposta Kvothe lo ringrazia e la tiene davvero. Dice che non avrebbe mai fatto quello che sta per fare senza due errori del maestro: che non gli crede, e che vuole dargli abbastanza corda da impiccarsi per umiliarlo (e abbiamo appena visto Kvothe umiliato da Ambrose quindi non sembra uno spaccone, è stufo dei bulli). Kvothe (Rothfuss) usa l’episodio divertente per spiegare i principi della sympathy al lettore senza fare un inforigurgito: principi di corrispondenza (oggetti simili), consanguineità (una parte per il tutto), conservazione energia. In modo interessante, fa una bambolina per la corrispondenza, ma dice che è 2% corrispondente, e anche con statua realistica siamo a 10%. Ma con consanguineità e aggiungendo un capello arriviamo a 30%. Il maestro è tranquillo: senza binding e alar non può far nulla. Spiega che per la conservazione dell’energia, se anche mettesse il 30% di una fiamma di candela sotto il piede del maestro, quello non sentirebbe nulla. Ma se usa braciere… E il maestro si scotta. Kvothe usa un trucco da trouper (riferimenti continui) con voce e postura per avere un applauso. Così ottiene popolarità a scuola – ma l’odio di un maestro
  • I compagni gli spiegano che ogni dolore inferto con sympathy è considerato maleficio e che avrebbe dovuto scegliere le sue battaglie visto che ora il maestro gli renderà la vita un inferno anche se la dovesse passare liscia. E infatti viene chiamato dai maestri (sarà espulso ora come ha anticipato nel prologo? Ha fatto tutto per niente? Temiamo per lui. Non sembra esserci via d’uscita da questa situazione). Le accuse sono di uso della magia non autorizzato (cinque frustate) e maleficio (espulsione). Sente la disperata impotenza di un’intera vita rovinata. I maestri chiedono se capisce la gravità, e lui vede quanto siano arrabbiati. Le gambe gli tremano (resta umano – sappiamo quanto sia importante l’Accademia per lui). Gli chiedono se ha qualcosa da dire in sua difesa e vuole solo andarsene, le mani gli sudano. Se ne sarebbe andato se il cancelliere non avesse detto “Beh? Nessuna difesa?” come ha fatto Ben mille volte dicendo che i suoi allievi devono difendere le loro idee di fronte a un attacco. E allora usa il trucco del Cuore di pietra e si difende: era stato autorizzato, e lo spiega (fingendosi più innocente di quello che è), e vede che la rabbia dei maestri è basata sulla versione del suo nemico. Non sanno che era davanti alla classe: dice che voleva dimostrare di conoscere la materia e aveva messo in scena la prima lezione ricevuta (falso – ma fa il finto tonto) e che pensava fosse parte del test cavarsela con le cose che aveva. Finge di essere sorpreso del risultato e che non pensava di far male al maestro. Pensa che stia facendo una buona recita e suo padre sarebbe stato fiero. Le accuse vengono cambiate in uso incosciente di magia. Alcuni maestri votano pure per non punirlo. Ma la punizione passa (non sarebbe stato realistico passarla completamente liscia, e non avrebbe dato modo di fare la richiesta successiva) – Kvothe chiede se l’episodio rappresenta una prova del fatto che può essere ammesso tra gli arcanisti. Un maestro conferma che un doppio incantesimo è difficile perfino per membri già arcanisti. E così un maestro lo odia, un paio lo apprezzano.
  • …E ha un amico fuori che lo aspetta (e un altro il giorno dopo, alle frustate, che lo distrae nel momento dell’attesa. Si iniziano a allacciare i rapporti, nei momenti delle difficoltà). Passeggiando passa davanti a un farmacista e gli viene un’idea – di prendere un lenitivo (non lo dice subito però, fa intendere che qualcosa sta succedendo ma si prende le frustate descrivendo il dolore – altrimenti se già sapessimo che è sedato lo prenderemmo sotto gamba, così invece sussultiamo con lui, ma poi siamo sollevati dal sapere che si è salvato da parte del male invece o sarebbe farlocco). Alla fine quindi lo ammette (prima al lettore, poi quando messo alle strette al personaggio) mentre lo stanno medicando e non vuole mescolare anestetici. Il docente gli chiede di mostrare anche dove ha già avuto punti senza anestetico, e lui mostra una ferita di bottiglia di cui aveva parlato alla città. Infine il maestro gli chiede di dirgli la verità perché non gli piace non capire e sentire bugie, e Kvothe risponde sinceramente: ha tolto la maglietta per non rovinarla non avendo nulla, e ha preso dell’anestetico per non svenire perché ha imparato che per stare al sicuro bisogna far credere ai nemici che non si può essere feriti, e lì ha già nemici. In più, essendo così giovane ha molti occhi puntati addosso. Il maestro trova che sia brutto da dire, ma è la verità: i ragazzi sanno essere spietati. Forzato a spiegare si attira le simpatie del maestro e del lettore. Perde, ma è furbo (e ringrazia il nuovo amico per avergli tenuto compagnia durante la parte più complicata, l’attesa). E anche quando va a prendersi le frustate usa il suo training da attore, visto che è consapevole che se cammina orgoglioso si inimica degli studenti. Resta un personaggio vero e interessante: si toglie la camicia per non rovinarla anche se fa più male, e dice che se sviene potrà fare quello che vuole ma fino a allora non si farà legare
  • La studentessa bella che incontra è descritta senza cliché (la descrizione vera e propria si riduce a “è bella, ha lunghi capelli scuri e lucenti occhi chiari”; è l’episodio a renderla sensuale agli occhi del lettore): Kvothe si accorge quanto gli è vicina quando lei gli sussurra all’orecchio; si tira indietro i capelli e quando li scuote sfiorano il braccio di Kvothe (gli rivela anche della passione del maestro per i suoi libri: non l’ha mai visto aggrottare un sopracciglio, ma quando ha pescato uno studente con uno dei suoi libri fuori dalla libreria…)
  • Uno degli scopi di Kvothe (Accademia/Archivio/il nome del vento, Denna, Chandrian) sembra arrivare alla soluzione: ha accesso all’archivio. E invece no: quando chiede libri sui Chandrian gli arrivano solo libri di favole. Deve cambiare approccio. Chiede cose degli Amyr… ma il maestro nota la richiesta mentre aiuta un discepolo. Dice che ha grande rispetto per la curiosità. E che tutti i bambini sono affascinati dagli Amyr. Ma lui è giovane e sarà giudicato da molti solo per quello, quindi lo mette in guardia dell’apparire interessato a capricci infantili. Cancella la richiesta e dice che anche se lui rispetta la curiosità, le cose saranno già abbastanza difficili per lui quindi non vuole che vengano complicate da quei pensieri. Ed eccolo ancora allontanato dal suo scopo.
  • Dopo esser diventato un arcanista, però, Kvothe può accedere alla parte riservata, e senza chiedere niente che venga registrato dal Maestro. Ha ottenuto ciò che voleva quindi? Ancora no: va all’Archivio sotto l’effetto dell’anestetico, e Ambrose lo frega (perché Kvothe ha aiutato una ragazza a sfuggire dalle sue grinfie, quindi per una causa nobile. Soprattutto perché riconosce la vergogna della vittima che ha visto molte volte in città e quindi è preso dalla rabbia. Gli eventi chiave di questa scena hanno avuto un episodio anticipante prima. Kvothe critica la sua poesia – v. disprezzo di suo padre per la poesia – in modo da distrarlo dalla ragazza, si prende l’ira di Ambrose per salvarla) e viene bandito – siamo di nuovo daccapo (ma non prima di mostrare un altro mistero, una porta enorme e senza cardini che vorrebbe assolutamente aprire. Se costantemente non facesse progressi diventerebbe troppo frustrante, ecco perché poi otterrà l’accesso in modi alternativi, ma anche lì senza completi risultati, si veda dopo). Inoltre Ambrose gli fa pagare un talento per entrare – quasi tutti i suoi soldi. E ora?
  • Gli scopi successivi sono presentati portando avanti le relazioni con gli altri personaggi (durante una bevuta con gli amici per festeggiare dicono che deve avere uno sponsor all’Accademia) e decide che il folle maestro dei nomi è la prossima mossa. Scoprire il nome del vento è uno dei desideri di Kvothe, come accedere agli archivi, quindi intanto che quel filone è in pausa, si ha un altro scopo da seguire, e il personaggio resta attivo (avesse solo gli archivi sarebbe pure noioso, invece così si ha una deviazione, con scorci di vita all’Accademia tipo la forgiatura di oggetti ecc). Come per Worlds of Wonder: in genere ci sono 2 linee narrative e mezza.
  • Altri foreshadowing: pensa alla lite con Ambrose, “pensavo fosse innocuo. Sono stato un pazzo a pensarlo”. E quando il maestro lo rifiuta come allievo pensa alla sua reputazione (se deve essere un arcanista, vuole essere famoso). Inoltre, stavo cercando cosa succede quando nel libro non succede nulla, cosa succede tra una scena e l’altra… e in questa sezione non sono stato capace di trovarlo. Sembrava che ci siano un sacco di cose di contorno, ambientazione, parti che non fanno progredire la storia, e invece tutto serve a portare avanti la narrazione. Quando pranza con gli amici, poi viene chiamato dai maestri. Le gite agli archivi sono tutte utili per la storia. A posteriori si ha l’impressione di leggere un resoconto completo della vita all’Accadema, e invece viene fatto tramite una serie di episodi chiave
  • Fuori dalla narrazione, Kvothe dice che ora è il momento di parlare della donna intorno a cui tutto gira (nota: la introduce come se fosse nuova per sorprendere il lettore). Anticipa che è La donna. Il filone del nome del vento viene messo in pausa (si butta dal tetto e maestro non lo prende), un altro filone comincia.
  • La linea narrativa della donna comincia con un ostacolo (ciò che lo porta al di là del fiume): la sua retta è poco più costosa di quello che ha, e deve pagarsi il posto letto. Va da uno strozzino alla città vicina, e questo apre un’altra linea narrativa (ha interessi altissimi e vuole una goccia di sangue – e dice che se non la ripaga gli chiederà favori, segreti ecc. Lui decide di no, ma poi vede un liuto e, come ha spiegato prima, farebbe qualsiasi cosa per la musica, anche ballare nudo nella neve come uno in crisi di astinenza – e dice che nonostante quello che gli è costato lo ama come un figlio o la sua mano destra). Di nuovo ci sono vari piani narrativi di cui si vuole sapere come andrà a finire
  • Altra cosa che sembra succedere tra le scene: si esercita a suonare sui tetti. Parla delle rune e di come gli servono per guadagnare soldi – ora anche i soldi sono qualcosa che vuole dannatamente tanto – e ci mette 7 giorni a studiarle quando di solito ci vuole un mese. Dice che è spinto dal debito da ripagare, in più è brillante (“e non brillante normale. Straordinariamente brillante”) e in più è fortunato… E spiega che vede delle rune su una grata mentre suona, il nome delle rune funziona con la canzone e lega le rune a una canzone). Non ci sono cose davvero trainanti per la nostra attenzione qui a parte i soldi e un piccolo mistero di chi ha spostato la mela. Per rialzare l’interesse, alla fine del capitolo dice che “gli serviva solo tempo – ma ne ha poco”. Altra cosa tra le scene sono i duelli, in cui non viene battuto. Mostra un duello in cui vuole guadagnare, quindi gioca contro il secondo in classifica, tutto ciò che ha, e scegliendo componenti scarsissime rispetto all’avversario. Ma poi il maestro decide di far scegliere al suo avversario anche la fonte, e a quel punto Kvothe dice di non poter vincere e perderà la faccia e tutti i soldi. Altra situazione che sembra insormontabile: vogliamo vedere come va – e non sembra legato alla ragazza di cui vuole parlare. Il duello è interessante: continua a dire che non può vincere, che ci si concentra sullo stoppino (o sulla paglia se si è stupidi), che non si vince a scherma se usi un bastoncino contro una spada, per quanto bravo tu sia. Prova dei trucchi che non gli riescono, tipo distrarlo facendo cadere la candela. Alla fine vince perché riesce a tenere concentrazione così tanto da difendersi a lungo, e l’avversario usa il suo sangue e troppo calore dal suo corpo e ha un principio di assideramento. Questo servirà dopo. La magia non è solo sim salabim di formule che stancano, c’è dell’astuzia che si può capire anche nel nostro mondo. A quel punto chiede agli amici (che hanno convinto un maestro a non farlo più lavorare) dell’Eolian, la taverna dove c’è ottima musica, visto che deve guadagnare per il debito e per la retta. Eccoci arrivati: chiarisce che è lì che la donna aspetta di entrare in scena, non si è dimenticato ma si deve muovere in lenti cerchi intorno a lei)
  • Questo Eolian fa pagare i musicisti un intero talento per suonare, vista la risonanza che dà e visto che si possono ottenere delle canne d’argento se si impressiona il pubblico e il proprietario. A quel punto si può suonare gratis, e sono riconosciute per 200 miglia. È come un videogioco: le sfide iniziali danno risorse che permettono di accedere a sfide maggiori che sono più complicate delle precedenti. Quando si hanno i soldi si investono in cose più complicate che danno più soldi. Kvothe ora cerca un patrono, come la sua troupe. Vorrebbe aspettare di esercitarsi di più, ma ha urgente bisogno di soldi visto che il semestre è quasi finito – e ecco che strozzino e liuto acquistano un senso per la storia. Nessun filone narrativo è inutile, tutti compongono il puzzle.
  • Va a suonare sul tetto e chiede “Auri, ci sei?”, “Sei in ritardo”. Dall’episodio della mela (che gli aveva fatto memorizzare le rune e che sembrava poco utile) passiamo a questo. Kvothe spiega al lettore che gli ci è voluto un sacco per tirarla fuori.
  • L’intero episodio dell’Eolian è efficace, in riassunto: in primo luogo sceglie una canzone difficile (la più difficile, spiega che le dita devono suonare sia una melodia che un’armonia sul liuto, e cantare una ballata controtempo) tanto che il proprietario gli sconsiglia di fare qualcosa di così complicato. Inoltre non ha la seconda voce, quindi farà due volte il ritornello per sperare che qualcuno si unisca, al che il proprietario dice: trouper style eh? Troviamo quindi una complicazione, ma fedele alla sua storia. Dimostra comunque di non essere folle o affidarsi troppo al caso (altrimenti sembrerebbe sciocco, o la riuscita sembrerebbe un deus ex machina): spiega che ci sono donne nel locale che si sono guadagnate le canne d’argento, quindi è verosimile che ci sia qualcuno che si possa unire. Il proprietario capisce che Kvothe è un tipo orgoglioso, e glielo dice – Kvothe rispode: sono all’Eolian, dove l’orgoglio paga argento e suona oro, e quello lo apprezza e dice che spera che sia bravo come sembra). Nel pubblico poi c’è la sua nemesi – anche lui con uno strumento. Questo lo spinge ancora di più a dare il meglio di sé: spesso in momenti di dubbio c’è quel quid che lo spinge all’azione su cui è titubante. Resta furbo: va in scena al momento migliore per la folla (dopo l’amato conte Therpe). Inizialmente è nervoso, ma il nervosismo lo lascia quando ha l’attenzione della folla (v. elementi chiave e interessanti del personaggio che restano sempre con lui).
    Inizia a suonare, la musica gli viene naturale, la folla come erba al vento, il protagonista è il più grande degli Amyr (temi ricorrenti), la folla ama e teme Kvothe che lo impersona. Quasi dimentica di raddoppiare il ritornello. Aspetta secondi in cui nessuno canta, suspense… E poi una voce di unisce. Quando prova a cercarla fa un errore. Allora si immerge così tanto nella musica che non sa dove finisce il suo sangue e inizia la musica. Ma si ferma: una corda si rompe (ferendolo) anche se non dovrebbe. E la folla inizia a svegliarsi dal sogno che gli ha intessuto attorno. Ma dentro di lui brucia la canzone, la canzone! E ritorna agli anni delle dita callose e la musica facile come il respiro, il tempo del Vento che fa girare una foglia con 6 corde. Acquista velocità man mano che le dita ricordano, ritessendo il sogno. Non è perfetto – una canzone così complessa non si può suonare perfettamente su 6 corde – ma è completa e la folla ritorna nell’incantesimo. Si dimentica della folla e le dita corrono, si confondono, suonando due voci. Brucia fuori da sé. Quando finisce mette la faccia tra le mani e piange visto che la canzone lo colpisce sempre (amore perso e trovato e riperso, un destino crudele e la follia di un uomo – ancora folly, altro tema ricorrente). Ora è assalito dal dubbio: e se la fine è stata patetica? E se la folla pensa sia il pianto di un bambino al suo fallimento? E invece vede che ognuno si sta tenendo il suo dolore come qualcosa di prezioso. Singhiozzi. E poi un applauso come fiamma o tuono. (Nota che la corda è tagliata). Il proprietario gli tende la mano come ha fatto con tutti i rifiutati, ma lui è un Ruh (e col nemico in platea) e la terra si sarebbe inghiottita quel posto prima che mostrasse disperazione. Invece ha in mano le canne. E grazie a quelle riceve un sacco di soldi dal conte che vuole che continui a esercitarsi (7 talenti) – e che spiega il suo punto di vista sull’episodio della corda rotta e su come l’ha gestita con maestria, il che rende il tutto ancora più significativo. La sua nemesi se n’è andata con i sintomi dell’assideramento spiegati nell’episodio del duello, che ancora una volta sembrava un momento tra le scene ma che invece serviva a anticipare questo episodio – senza essere noioso, il duello era avvincente grazie alle difficoltà apparentemente insormontabili)
  • L’arpista viene a congratularsi con lui e esce un altro tratto di Kvothe: è tardo con le donne. Quella gli ha proposto di vedere dei fingering di arpa assieme, e lui pensa che parli davvero di arpa (ma è anche perso a pensare alla voce femminile)
  • Va alla ricerca della voce (“se brilla come la voce allora è come una candela in una stanza buia”), ma si dice: non osare sperare che una donna possa bruciare come quella voce. La saggezza presa in città gli sembra sensata – non può essere così bella, e si dispererà. Poi pensa che se ne sia già andata, avrebbe dovuto cercarla subito. E la voce lo prende in giro, guarda che hai fatto, ora la tua immaginazione ti tormenterà per sempre. L’ultimo tavolo che guarda devono essere loro, capelli lunghi neri… Sono due uomini. La sua voce interiore lo rimprovera ancora. E poi sente la sua voce. E nonostante l’avesse introdotta come un personaggio nuovo, scopriamo qui che è la ragazza della carovana. E quello che sente… “Mentire sarebbe più facile, potrebbe rubarlo da una storia e ci credereste in pieno. È come camminare sul ghiaccio all’inizio dell’inverno, fin dove non regge più, e il ghiaccio inizia a rompersi, e si sentono le vibrazioni, ecco come si sente. Ma non come la persona: come il ghiaccio”. Lei è come se stesse per abbracciarlo, ma poi si trattiene. Lei è gradevole: dice che ha aspettato due ore, poi al diavolo la storia della canzone, stavolta lo avrebbe cercato lei. “Non posso ringraziarti abbastanza” – “Questo è un vero peccato, e quanto mi puoi ringraziare?” E lui le dà le canne. Lei dice “penso che tu possa essere una persona straordinaria”. Ma aggiunge subito che è troppo e che finirebbe per essere lei in debito, e preferisce il contrario (il babbeo crede anche che lei non si ricordi di lui, e finisce per chiederle il nome, e tutti digrignamo i denti per questo terribile errore). Ma poi arriva uno dei suoi amici (che lui rimprovera mentalmente per l’interruzione)… e le mette una mano intorno alla vita. Dopo aver chiacchierato un po’ se ne va: dicendo una cosa stupida. Lei: “spero di rivederti” – “finché c’è vita c’è speranza”. Chiarisce che non le bacia la mano perché non farebbe quel torto a un amico.
  • Kvothe si prende un breve capitolo per mostrare i tre amici che tornano a casa ubriachi e per dire che condividono un sentimento che non li lascerà mai
  • Episodio “tra le scene”: Kvothe umilia Ambrose che vuole comprare il suo slot alle ammissioni. Scopre che il conte l’avrebbe preso come patrono ma ha appena preso un altro, ma lo aiuterà a trovarne uno. Gli dicono di Denna, di stare attenti che è una ruba cuori. E conosce meglio la strozzina Devi, che “forse” gli fa avances (spiega che è un eroe in erba con un alar come una spada d’acciaio, ma ha 15 anni e con le donne è come un agnello nel bosco)
  • Grazie alle sue canne d’argento, Kvothe ottiene un posto come musico nella miglior taverna dell’Accademia, con vitto e alloggio e 2 talenti al al mese. Tra stipendio, lavoro in forgeria e la possibilità di un patrono, tutto sembra sistemato. Prima ogni piccola catastrofe poteva rovinarlo. Ora ha spazio per respirare. Ma un paio di scene dopo scopre dal conte che Ambrose gli ha messo la nobiltà contro e non troverà un patrono. E allora fanno una canzone su di lui, “catchy, volgare e cattiva, che quindi divampa come un incendio”. E sappiamo che altri guai sono in vista
  • Cerca Denna, ma lei è sparita, quindi al sesto giro decide di smettere di cercare. Al nono che sta perdendo tempo. Al quattordicesimo capisce che non la troverà. Non è esattamente quello che facciamo a quell’età?
  • Propone all’archivista un sacco di cose per far togliere l’interdizione agli Archivi, ed è sincero. Così infine gli dice che se dimostra la pazienza e prudenza che finora gli sono mancate, lo toglierà.
  • …e viene chiamato per cattiva condotta per la canzone. Non possiamo far altro che mangiarci le mani sapendo che Kvothe è vicino al poter accedere all’archivio, ma il suo orgoglio gli impedisce di comportarsi a modo. I maestri in realtà sgridano Ambrose per aver fatto loro perdere tempo, ma Kvothe perde il posto alla taverna perché Ambrose esercita il suo potere sui locandieri. Trova allora lavoro in una piccola taverna che gli dà giusto vitto e alloggio (e che lui trova perfetta, anticipa che per un po’ sarà la sua casa, sappiamo che almeno il filone narrativo di dove sarà ci lascerà un po’ di respiro – Rothfuss però ci ha abituato a vari guai, e sappiamo che le cose andranno storte per qualche altro overso), ma capiamo quanto può essere temibile Ambrose (c’è stata una lenta escalation di dispetti sempre peggiori, fin qui) – dove arriverà? Farà del male al locandiere che dice che non si fa intimidire? In più per la rabbia, Kvothe farcisce la lettera di scuse pubbliche di nascoste malignità e ne fa un sacco di copie. E dice che probabilmente è per quello che Ambrose prova a ucciderlo
  • Limita gli studi a 3 materie (incantesimi, medicina, forgia) sotto consiglio di varie fonti. Il punto principale di questa parte di storia è Denna, ma Ambrose e queste cose fanno progredire anche il resto della storia. Visto che non ha un patrono, punta alla forgia per guadagnare. E ci ricorda le difficoltà: ce la fa se riesce a stare a pari col debito dello strozzina, se ha abbastanza soldi per la retta, se non si fa male alla forgia (rischiosa). E “nasconde una pistola”: un cilindro pieno di una sostanza pericolosissima e infiammabile (con varie caratteristiche pericolose: deve stare ghiacciata, è corrosiva, è infiammabile al contatto con l’aria se si scalda quindi deve stare sotto pressione. E la lascia lì dicendo di non usare fonti di calore nelle vicinanze, visto che gli studenti sono tutti cauti). Ha appena detto che il tema è che il nemico proverà a ucciderlo, quindi ci aspettiamo qualche grossa catastrofe.
  • Nel frattempo torna al filone di Denna e con l’amore adolescenziale che prosegue in maniera credibile. Lei lo va a trovare mentre suona e vuole chiacchierare, e lui escogita un trucco per far cantare la sala senza di lui (con una canzone famosa e spingendo ogni tavolo a fare una strofa). E dopo averla impressionata arrampicandosi sulla finestra (potrà mica sempre essere un inetto – e poi questo episodio servirà successivamente) le chiede che intenzioni ha con il suo amico. “Ha avanzato pretese su di me?” “No ma c’è un certo protocollo…” “Accordo tra gentiluomini?” “Onore tra furfanti” “Rapiscimi” gli dice lei seriamente. Lui chiede come sta il suo amico, lei ammette non si sono più visti, non che lui non ci abbia provato, “ma rose??” Chiede che fiore le darebbe lui, ci sono un po’ di schermaglie, lei insiste. E lui fa una lista di fiori e dei motivi per cui non vanno. Infine ne sceglie uno che lei non conosce. Quando arrivano alla sua locanda Kvothe pensa se baciarla – l’ha considerato decine di volte in quelle 5 ore. Ma non vuole presumere troppo, offenderla, fare una figuraccia. E lui che odia non fare le cose bene non vuole fare un errore. Si salutano – inizialmente è contentissimo, poi pensa a come sono stupide le cose che ha detto. Che lei voleva che si facesse avanti e lui è rimasto fermo. Ha fatto troppo poco. Ha fatto troppo.
  • Gli amici gli chiedono dov’era e c’è un discorso classico di prese in giro e richieste di saperne di più (un ragazzino non vuole “disonorare la memoria” della sua bella però). Lui racconta in breve, si imbarazza, confida che avrebbe voluto fare di più. Loro lo spingono a andare, che per una donna per cui provano le cose che descrive Kvothe lo farebbero, e evidenziano perché lei è evidentemente interessata.
  • Prosegue col lavoro in forgeria: Kvothe fa una lanterna, ma con modifiche che non piacciono al maestro. Ha buttato ore, soldi, e la possibilità di progredire? Il maestro lo forza a ammettere che l’ha fatto per dimostrare di essere migliore, e lui conferma: è migliore, impara più in fretta, lavora più duramente, la sua mente è più curiosa. Il maestro, che abbiamo appena rispettato per la capacità di fare 6 binding senza che Kvothe capisca come, conferma la correttezza di ciò che dice. Dice però che fonderà la lampada (in cui ha speso tutti i suoi soldi e sperava di fare un profitto) visto che tutti devono mantenere il buon nome dell’Università e il suo giudizio è ancora da validare. Come progetto successivo Kvothe ne sceglie uno che paga bene ma che è rischioso: uno studente ha perso due dita (sarebbe gravissimo per lui). E usa quel reagente pericolosissimo mostrato prima. Di certo non le perderà, ma succederà qualcosa?
  • Chiede a un amico se c’è un altro accesso agli archivi. L’amico rifiuta di dirglielo – se ha pazienza un paio di semestri può chiedere al maestro della forgia di intercedere per lui. Kvothe sa che il consiglio è buono ma non ha tempo per avere pazienza, ha bisogno di soldi. Così compra la sua lampada: ora sa che c’è un accesso, e lo troverà
  • Rivede Denna mentre gioca con gli amici, e quelli lo aiutano: “dai per scontato che lo vogliamo qui con noi – ci fai un favore a portarlo via. E poi ci sarà inutile se perde un’opportunità di stare con te, sarà un relitto”. Bello che gli amici la conoscano, e si comportano in maniera carina
  • Kvothe le dice che vorrebbe conoscere le sette parole che fanno innamorare una donna, e dopo averlo preso in giro perché parla tanto (e lui diventa silenzioso) gli dice di non zittirsi o le mancherà il suono della sua voce, e che ha detto le 7 parole la prima volta che si sono incontrati (mi chiedevo che cosa ci facessi qui). Kvothe continua a non credere che lei le stia lanciando segnali (e il lettore vorrebbe prenderlo a schiaffi – anche se, d’altro canto, sappiamo che lei riceve davvero la corte da qualsiasi uomo che incontra, quindi le cose cambierebbero davvero se Kvothe si unisse alla schiera? Perderebbe il suo essere speciale?) e si chiarisce che si ricordavano del loro primo incontro. E dice che non ha mai conosciuto un uomo così cauto. Passano la serata come parlando dei loro sentimenti, ma come ballando senza toccarsi – senza essere sicuri del ritmo dell’altro, o che stia ballando. La linea narrativa prosegue sullo stesso filone, ma questo tipo di tensione tra i personaggi in genere funziona molto bene ed è uno dei più forti
  • I due si danno appuntamento il giorno dopo a pranzo (con grande gioia di Kvothe – il primo appuntamento!), e prima decide di lavorare in forgeria per fare qualche soldo per l’incontro. Nota che il contenitore è più freddo del solito, e iniziamo a essere apprensivi. Dopo due ore qualcuno nota una perdita, e il liquido a terra inizia a bollire; corrode una gamba del tavolo su cui si trova, finché cade a terra, e tutto il liquido fuoriesce. Una studentessa è intrappolata nel lato sbagliato della stanza. Kvothe calcola di avere un minuto prima che tutto esploda (senza un riferimento temporale non avremmo avuto la tensione di una bomba a tempo). Guarda gli oggetti che ha a disposizione e alla MacGyver capisce cosa fare (con un pezzo di vetro e il mantello). Prende un prezzo di vetro, lo collega con la magia alle taniche d’acqua (che ha casualmente nominato appena prima) e lo rompe, rompendo la tanica. Si trova così coperto di acqua. Non ha esagerato un po’ con la fretta di rompere la teca? Ce lo chiarisce: no, non è abbastanza veloce e il fumo inizia a prendere fuoco. La ragazza sta cercando di salvarsi ma resta bloccata, lui salta dentro il cerchio di fuoco e grazie all’acqua che ha addosso non si brucia. Atterra male su un tavolo (non è perfetto) ma la raggiunge e la copre col mantello. Dice che la deve portare in braccio o le sue gambe bruceranno. Un po’troppo romantico? Chiarisce che non la prende come principe Gallant delle fiabe, ma sulla spalla come un sacco di patate. Una volta che l’ha portata in salvo sviene, si sveglia… Ed è un’ora dopo il suo appuntamento 🙁 La tensione tra i due personaggi sembrava essere arrivata a un punto di risoluzione con l’appuntamento, e invece torniamo daccapo (è ferito dappertutto, senza danni permanenti, ma va comunque a vedere se Denna è ancora lì). Comunque, per la prima volta è un eroe, e gli piace.
  • C’è una scena col maestro della forgia che serve a spiegarsi a vicenda – e al lettore – cosa è successo, per dare più dettagli sulle parti che nell’azione avrebbero rallentato il tutto se fossero state spiegate
  • In generale Kvothe è di pessimo umore. Ora ha un solo vestito, niente soldi e niente scarpe. È chiaro (come diceva) che al minimo disastro potrebbe avere il sedere a terra. Al momento non è spacciato grazie ai successi raggiunti finora, ma se le cose non cambiano non pagherà né lo strozzino né la retta.
  • C’è una scena con la ragazza che ha salvato, un bello scambio di battute da entrambe le parti, lui rispettoso e modesto, lei particolarmente grata e gli regala un mantello. Glielo mette quasi abbracciandolo e fa aggiustamenti sfiorandogli un braccio con un seno. Lui sta immobile. E intravede Denna che esce dal locale!
  • Kvothe rivede auri e abbiamo un altro scorcio del fatto che Kvothe sia una brava persona (e preparato): le porta del sale, che gli è costato un sacco di soldi, e quando lei gli chiede cosa vive nel sale, lui pensa a una serie di nutrienti necessari (minerali, cromio, malium, iodio…) che non può prendere da mele e altre cose quando non si vedono
  • Il locandiere dell’Eolian spiega a Kvothe una possibile interpretazione della situazione di Denna, che non avendo soldi e una famiglia  se ne va se qualcuno si fa troppo insistente o se ha una buona occasione per mano. Il locandiere non la invidia e non la giudica (Rothfuss è furbo a farlo dire a un altro personaggio – il lettore avrebbe potuto giudicare male Denna. E se l’avesse detto Kvothe non sarebbe valso a molto)
  • Kvothe si ubriaca un po’ e al ritorno viene aggredito. Capisce che sono professionisti e che cercano proprio lui, e capisce che c’è Ambrose dietro l’attacco. Con una distrazione riesce a scappare, ma è in trappola. Cerca nelle tasche e usa un metallo che si infiamma e il solito sangue. Riesce a mettergli paura quindi… Ma poi resta umano, e mentre perquisisce quello svenuto che si sveglia e che gli prende una gamba, dice che vorrebbe poter dire che l’ha intimidito, o che è rimasto calmo o che ha detto qualcosa di furbo. Ma in realtà scappa come un cerbiatto impaurito. Poi per confondere i nemici lega alcuni capelli a delle foglie e li lascia andare in un cortile dove il vento è sempre strano. E si ritrova a fianco il maestro folle. Rientrando in stanza trova una nota di Denna messa nella finestra chissà quanto tempo fa (torna utile il fatto che lei l’abbia visto usare la finestra per accedere alla sua stanza): proponeva un altro incontro e lui l’ha perso
  • Sta decidendo cosa fare (sapendo che se fa tardi a lezione la retta sarà più alta – la mancanza di soldi continua a lasciarci in tensione) quando sente di attacchi in cui sono state coinvolte fiamme blu, e molte persone sono morte. Capisce di dover recarsi là oggi stesso per raccogliere prove (e con un ottimo stratagemma narrativo sappiamo che è appena successo: i marinai sono sospettosi del fatto che lo sa già – ha origliato – e rivelano che è successo da poco quindi lo cacciano in malo modo). Spende tutto quello che ha in provviste (e il lettore si dispera per essere tornati alla casella di partenza) e gli serve un cavallo. Va dalla strozzina (che gli medica la ferita e si rivela una persona con una certa morale) e le chiede 20 talenti. Lei rifiuta dicendo che fa fatica anche con gli attuali 4, e lui mette tutto sul piatto: il libro, il liuto, le canne d’argento come garanzia. E le promette accesso agli archivi. Lei dice che gli darà al massimo 12 talenti. Lui usa la stessa frase che aveva usato lei per siglare l’accordo: quelle sono le sue condizioni, non è una negoziazione
  • Dal suo background Ruh sa come comprare cavallo. Dopo aver chiarito di avere fretta, lo stalliere gli propone un purosangue da 20 talenti. Kvothe gli dà un nome nella lingua dello stalliere. Il cavallo è splendido e vale 20 talenti, lui contratta sperando di scendere a 19 per avere qualcosa da parte, quello scende subito a 16. Lui dice 15 con sella… E quello accetta. Sente che qualcosa non va ma forse è un cavallo rubato, o lo stalliere ha bisogno di soldi – lo può rivendere a profitto (o anche senza profitto, mantenerlo costa troppo). Insomma, Kvothe è sempre furbo, ma qui e lì si fa fregare e non sempre la spunta. E non avendo cavalcato per anni gli fa male dappertutto. Poi passa da un torrente che ha un cattivo odore e sa che c’è una raffineria o simili. Niente di che: l’acqua è alta solo pochi centimetri. Ci passano tre volte visto che il torrente fa molte curve sulla strada. Quando infine incontra uno stagnino scopre che una zampa era tinta ed è bianca, quindi il cavallo non è purosangue, e il nome che gli ha dato non è prima-notte ma una-calza – ecco perché lo stalliere ha abbassato il prezzo.
  • Lo stagnino in questa ambientazione porta bene, e i Ruh li trattano ancora meglio. Ha un grosso magnete che vale 18 talenti. Scambio fatto, Kvothe prova a scambiare sella e sacche. Lo stagnino gli propone una coperta di lana, una corda e un vino fruttato. Lui sceglie altro – e poi si scoprirà che quegli oggetti gli avrebbero facilitato molto le cose. Peccato 🙂
  • C’è un sopravvissuto alla strage con fuoco blu… Ed è Denna. Kvothe le spiega (a metà!) del malinteso del messaggio e del pranzo, e lei dice che ha trovato un patrono, ma è ossessionato con la privacy. A Kvothe questo tipo non piace, è preoccupato, ma finisce per essere insistente/pesante. Le mente sul perché è lì, e anche se mente molto bene lei lo capisce e gli dice di non mentire e di non dire il motivo piuttosto (quando lei mente a lui sulla ferita, però, lui non dice niente). Dividono una mela “che e’ un po’ come baciarsi se non vi siete mai baciati prima” – apprezzo che ricordi le sensazioni che si provano quando si era bambini, tutti si possono relazionare. Poi trova delle pietre grigie – di nuovo – e scopre che il vino che ha rifiutato allo stagnino è uno dei preferiti di Denna.
  • L’episodio continua con l’incontro con un draccus, ma la parte interessante di questa scena è la tensione di trovarsi con Denna. Finiscono da un produttore di droga, Denna ne prende un po’ per sbaglio. Portano via il resto: vendendola a un farmacista faranno una piccola fortuna. Di nuovo le cose dello stagnino sarebbero state utili per uccidere il draccus (è in rota e Kvothe ha paura che attacchi un villaggio), nel frattempo Denna fa delle avances ma lui dice ci sono nomi per chi si approfitta di una donna non nel pieno delle sue facoltà e nessuno verrà mai applicato a lui. Non avendo le cose dello stagnino sono costretti a usare la resina, e addio bottino. Si prova una tensione piacevole per il fatto che vengono date possibilità che poi vengono tolte da sotto il naso (anche perché non ha ascoltato lo stagnino). Kvothe calcola la quantità da dargli, e con un processo penosamente lento inizia a aggiungerne. Gli resta un terzo, abbastanza per l’arpa di Denna, per ripagare il suo debito e vivere tranquillo per qualche mese. Ma decidono di aumentare ancora la quantità.
  • Nel delirio della droga si ha uno spaccato di quello che pensa Denna: “mi guardi come se significassi qualcosa, va bene che hai di meglio da fare, mi basta averti qualche volta. So che non pensi a me. Sei così gentile, non fai mai pressione. Potresti sai, fare pressione. Solo un pochino”. E mentre la abbraccia per tenerla al caldo nel sonno è il momento più bello della sua vita (poco dopo, quando si sdraiano, si ricrede – quello è il momento più bello)
  • Kvothe dà la droga al draccus… Ma poi quello vede i falò della festa del raccolto della città vicina. Gli corre dietro, descrive il caos generale… E quando vede la gente che spegne il fuoco con una cisterna, sa cosa deve fare (in linea col personaggio). Paura e esitazione lo abbandonano. È come andare in scena, deve fare la sua parte. Nel saltare sui tetti sta per cadere e butta gli stivali – e sappiamo quanto gli costi. Arriva alla cisterna con un bastone che brucia: tutti i fuochi sono lo stesso fuoco, e tutti i fuochi sono al comando del simpatista, quindi lo spegne nella cisterna. Poi brucia una quercia davanti alla chiesa con un metodo simile, per attirare il draccus, e gli dà il resto della resina (addio a tutto il bottino). Collega un magnete alla scaglia (e il magnete diventa utile a qualcos’altro oltre ai soldi), e la ruota di ferro del tempio al magnete e al draccus in modo che lo schiacci. “Se qualcuno avesse visto, avrebbe notato che la ruota era schizzata verso draccus, come se dio la guidasse con mano vendicativa. Ma non c’era nessun dio a guidarla, solo io”.
  • Il tetto crolla, lui si sveglia nella locanda, Denna è sparita e sa che se n’è andata. Lui è quello che si è fatto più male e grazie alla sua trovata col fuoco parte della città è salva. Visto che lo credono un eroe, chiede informazioni su ciò che è stato trovato alla fattoria – per tenerli al sicuro. Una ragazzina viene a parlargli, descrive un vaso che mostra i Chandrian e i loro segni. Lei ha paura e Kvothe le dà un “amuleto” (un pezzo di lampada), e visto che sa che lo perderà fa un “incantesimo” per legarlo per sempre a lei. Tutto questo episodio sembra un po’ eccessivo per un vaso – lui chiude il capitolo dicendo che lì per la prima volta si sente un eroe e se si cercano delle ragioni per il tipo di uomo che è diventato, c’è da guardare lì. Kvothe non ha deciso a tavolino di diventare un eroe, si trova nella situazione e il ruolo gli piace – oltre a essere una persona straordinaria anche prima
  • Scopre dai barcaioli che Denna è al sicuro (non sarebbe simpatico se si disinteressasse). Con il magnete ripaga il debito del cavallo – abbiamo così un po’di respiro, ma già pensiamo: che succederà ora? (Denna è sì salva, ma da un breve incontro la trova con un altro, e pensa che le cose che gli ha confidato erano frutto del delirio e che lui non ha niente da offrirle, al contrario di uomini come quello)
  • Ambrose gli ruba il liuto – un bullo, come gli era successo col liuto di suo padre. Glielo lancia indietro, e il liuto si rompe. Adirato, senza accorgersene Kvothe chiama il vento, che ferisce Ambrose. Ma poi resta confuso, una creatura fatta di rabbia e caos. Il maestro dei nomi lo fissa negli occhi e gli fa dire una parola, riportandolo indietro. Gli sussurra all’orecchio e la tempesta si placa. Ma (dopo 18 ore di sonno) Ambrose lo chiama dai maestri. Lo accusa di maleficio – e Kvothe di furto, distruzione di proprietà, e cattiva condotta (a questo punto si è letto il codice di leggi della scuola). Il suo nemico dice che non può essere furto e distruzione. Kvothe rifiuta di ritirare l’ accusa, e anche il cancelliere gli fa notare che la testardaggine non aiuta. Lui spiega perché ha senso che sia sia furto che distruzione: (puoi fare una cosa. Puoi fare l’altra. Lui ha fatto entrambe). Vince. Non chiede frustate, furbescamente, o potrebbe non avere la vittoria. E come cattiva condotta chiede la sospensione (può chiedere multa, frustate, sospensione, espulsione). I maestri dicono tutti che esagera, ma lui difende il suo caso. Se persone così prepotenti diventano arcanista, si potrebbe tornare a una diffidenza verso tutti gli arcanisti. Conta le mani dalla sua parte: 1, 2, 3… 4… Spera in un quinto, ma niente. Non ha la maggioranza. Ma poi confida al lettore che non pensava di convincene tanti, e capiamo che ha un piano. Siamo alla parte contro di lui (abbiamo processi senza che sia un romanzo con le lungaggini dei processi). Se viene riconosciuto colpevole, la pena sono 4-15 frustate e espulsione obbligatoria. Sappiamo che Ambrose l’ha fatto cacciare – sarà qui? Kvothe dice “cancelliere?” E quello lo guarda come a dire che capisce cosa vuole dire ma che non ha scelta se non proseguire fino alla fine naturale. La pietà gentile nel suo sguardo lo spaventa. Sa cosa sta per succedere. E in effetti tutti votano contro di lui: espulso. Finisce il capitolo. Inizia il nuovo: la sua vita è finita. Poi il cancelliere dice: qualcuno si oppone? E il maestro dei nomi dice che si oppone. Tutti a favore di sospendere l’espulsione? Tutti meno il suo nemico. C’è altro? Chiede il cancelliere come aspettandosi qualcosa. Il maestro dei nomi propone di promuoverlo a arcanista. Sono tutti a favore a parte il suo nemico: Kvothe è promosso, con il maestro dei nomi come sponsor
  • Il maestro dei nomi gli spiega: l’Accademia nacque come una normale accademia, cui si aggiunse l’arcanum per chi si dimostrava degno – cioè solo dimostrando di averne la capacità. Il primo grado è per chi vede cose per quello che sono. Il secondo grado è per chi parla – per chi sa dire il nome delle cose. Quella è gente sulla strada del potere – la magia vera (aver creato due piani di magia rende il tutto più interessante, entrambi suonano credibili e resta quello che anche il maestro ora definisce come “magia vera”). All’epoca era un forte brandy, ora è un vino annacquato. E parla della mente dormiente, che è quella che sogna, che ricorda tutto, che ci dà le intuizioni. E dice che non è stato espulso perché non è il primo studente a chiamare il vero nome del vento in seguito alla rabbia – anche se è il primo in molti anni. E che ora quindi avrà accesso a più segreti (ma non alla porta negli archivi, che resta come uno dei misteri che vogliamo vedere svelati)
  • Kvothe incontra Auri – la trama non è lineare, ci sono vari fili con vari episodi che si intrecciano, e ogni filo ha senso. Col giusto bilanciamento tra azione, tranquillità, un personaggio, un altro…
  • La storia si interrompe perché nel presente i nostri sono attaccati da un demone. Kvothe dice a Bast che è colpa sua: il ragno dell’inizio, la guerra e ora il demone. Addirittura la guerra? C’è una promessa di racconti sempre più interessanti. Kvothe dice che sono a giorni di distanza da un finale vero, ma può tirare le fila per il primo giorno (temevamo quasi che il libro si fermasse qui – ora siamo preparati a una pausa, e non ci restiamo troppo male).
  • Viene frustato e spende i soldi di Ambrose per un ottimo liuto, dei vestiti, il suo sangue (ha ripagato il debito), un vestito per Auri. E poi riprende da dove aveva interrotto: l’esplorazione dei tunnel per trovare gli Archivi. Trova una via, ma è così bassa che finisce a dover strisciare. Rothfuss usa l’espediente del “se non siete mai stati sottoterra non potete capire” per descrivere. Si incastra. Poi si disincastra – ottimo pensiamo, ora tornerà indietro. Invece procede, e sentiamo tutta la tensione che non avremmo provato se non si fosse incastrato. Ma trova quello che cercava. Va quindi ai dormitori delle ragazze, per chiedere alla ragazza che aveva salvato di incontrare un amico davanti alla porta misteriosa dentro gli archivi. Si incontrano lì – Kvothe spiega al lettore che l’odore di cuoio e polvere gli avevano fatto capire di essere nella direzione giusta, il tunnel porta nel livello più basso degli archivi per dare accesso alla ventilazione, chiusa. In ogni caso ha l’accesso agli archivi e un’archivista che lo aiuti, finalmente il sogno realizzato! E invece no, lei gli spiega come sia complicato trovare libri per tutti i sistemi di catalogazione che si sovrappongono, e un sacco di libri sono “persi” tra i vari sistemi, non si sa dove siano anche se sono negli archivi (e in ogni caso come trovare libri sugli Amyr? Storie? Fiabe? Dove sarà?). Nel frattempo prosegue lo studio dei nomi col maestro che voleva (anche se sembra folle e non gli sembra di fare progressi). Continua a cercare risposte negli archivi e vede Denna più spesso, alla locanda, con l’arrivo della brutta stagione. Ma è sempre con altri uomini, quindi si odiano a vicenda, e il suo sorriso dice che lui sarà ancora lì quando lei avrà dimenticato il loro nome. Gli amici gli offrono compassione e consigli: apprezza la compassione, i consigli non hanno senso: gli dicono di dichiarare ciò che prova, regalarle rose (un consiglio giusto, uno sbagliato, e lui cataloga tutto come sbagliato). Spiega che tutti gli uomini lo fanno con lei e non vuole essere uno di loro (il che è sensato, sappiamo che Kvothe ha torto ma possiamo essere d’accordo con alcune delle sue argomentazioni).
  • Tira le fila del primo giorno: strappa la firma dalla nota di Denna, e lo fa volare nella piazza del vento, ma il vento lo fa ondeggiare senza portarlo via. Si, no, forse, altrove, presto. Anticipa che Ambrose si prenderà le sua vendetta, e quando arriverà lo prenderà alla sprovvista e sarà costretto a lasciare l’università (intende la pausa che si prenderà? E quando diceva che l’avrebbe espulso, intende l’espulsione cui i maestri votano contro? Probabilmente sì, ma nella mia sciocchezza l’ho capito solo alla seconda lettura e continuavo a aspettare questa espulsione). Il libro finisce lì , con un epilogo del tempo presente in cui Bast rivela al cronista che è lui che ha seminato indizi per essere trovati. Perché ognuno si racconta una storia di sé stesso, e la storia ti rende quello che sei: regala bei vestiti a uno straccione, trattalo bene, e quello manterrà le aspettative (v. teoria etichettamento dei bulli). Noi ci creiamo dalla storia. È come corteggiare una ragazza: all’inizio non crede che è bella finché non fai così tanto da trasformarla. Non diventa bella, ma diventa la bellezza, per come la vedi tu. Allo stesso modo Kvothe, che interpretava un eroe. E ora un locandiere – e ha iniziato a vedersi come un locandiere. Quindi gli impone di essere il suo strumento – con le minacce: se non fa come dice, diventerà la sua preda. Distruggerà ogni gioia nella sua vita. Dice queste parole mentre i suoi occhi diventano sempre più bianchi (colore del fulmine, poi di un opale) mentre fa promesse sempre più terribili e dice che Chronicler non conosce neanche una nota della musica che lo muove. Poi si quieta e dice che non c’è motivo per cui non possano avere tutti quello che cercano. Infine c’è la cerimonia di chiusura del silenzio in tre parti (e quando dice “se ci fosse stata musica… Ma no, certamente non c’era musica” capiamo che la musica ha a che fare con la condizione di Kvothe visto che Bast gli dice di non indugiare su magia che non gli viene… e sulla musica)